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Ricercare l'ascensione

 

22 novembre 2006

 

Ricercare l'ascensione è un cammino di luce e risurrezione che l'uomo deve compiere mentre è vivo nella carne. Favorire l'ascensione è compito di chi, preposto, assiste e prepara verso l'evento. Ascendere verso una dimensione più profonda della vita e dell'esistenza è la naturale propensione di cui ogni cosa è intrisa per migliorarsi attraverso la trasformazione; e questo è un atto volontario che, anche se per certi versi appare spontaneo, deve essere ricercato e conseguito come passaggio di stato.
 

Trasformare se stessi è un allenamento che aiuta a crescere per potenziare capacità latenti, così da essere in grado di sopperire ad ogni bisogno senza ricorrere ad intercessioni che lo consentano.
Essere troppo sicuri di sé non è bello, provarci è un merito se il fine non è egoico.
 

Lo scopo della vita è prendere possesso della vita che fino a che sfugge non è tale.
 

Lavorare per l'ascensione ha un fine: agevolare il flusso che la consente evitando intoppi. E se questo vale per un singolo processo ancor di più se è di massa, se riguarda collettività che hanno bisogno di assistenza perché il processo riguarda la Terra direttamente coinvolta e partecipe.
 

Un'ascensione è acquisizione di capacità che si è in precedenza stimolato attraverso, sulla Terra, un cammino di sofferenza atto al risveglio della coscienza; per far sì che guardandosi dentro si trovi ciò che non è semplice realizzare fuori se il fine non è comune e ad ampio spettro.
 

Ascende chi si integra, chi si adegua, chi sa trovare stimoli necessari per concepire che la vita non è solo nascita e morte; che la vita non si esaurisce con la perdita del corpo fisico, che oltretutto segue a sua volta altri e diversi processi di trasformazione. E quando lo fa, quando concepisce, si ritrova ad essere diverso, integrato in un mondo nuovo dove lo scopo è aiutare gli altri; chi in altra condizione non ha ancora fatto tale passaggio. Aiutare gli altri senza badare a sé perché ormai in possesso della vita, quella per cui esistono prove da superare quando ancora non si sa cosa sia.
 

Chi lavora per l'ascensione della Terra e ne agevola il processo rendendosi utile coi suoi simili è in sintonia con un mondo che lo appoggia facendo sì che egli acquisisca la coscienza della Terra: coscienza proiettata verso lo spazio; perché questo è il passaggio che l'uomo deve fare, essere consapevole e capace di spaziare, muovendovisi, nella profondità dell'essere che è; cosa che lo pone in contatto coi mondi dove necessita il suo intervento per propiziare il cammino.
 

Integrarsi nel nuovo ambiente, in fondo, è una prova; perché essendo nuovo sembra non dare le certezze cui si è abituati. Ma il punto è proprio questo: se ci sono certezze materiali non c'è passaggio. Quel che serve è la certezza di essere in linea con il flusso rinnovatore che da solo ed in automatico nutre e provvede per far sì che il proprio impegno sia verso gli altri; verso chi ne ha bisogno. Certezza questa che è vera fede e non semplice speranza. Quando si spera si è ancora in bilico e paradossalmente è peggio; non si è né di qua né di là.
 

Del resto ci sono automatismi che non si possono forzare.
Credere di essere in uno stato diverso è solo una illusione se non lo si è. E quando accade, quando effettivamente si è in uno stato diverso, non si pensa nemmeno di esserlo. Se si è spontaneamente proiettati verso gli altri è già un buon indizio; indica se non altro che si è in cammino verso tale scopo.

 
Gli stati d'essere sono un'espressione di ciò che si è, non di ciò che si pensa o si spera d'essere.

Ed ecco l'aiuto; aiuto che arriva a chi si opera da parte di chi, preposto, è in grado di assistere ed indirizzare. Aiuto che da, può dare, la spinta necessaria magari a concepire che già si è in linea con ciò che il processo prevede e non lo si vuole ammettere per paura di perdere il contatto con il mondo reale; per paura del rischio connesso a quello che si teme sia quasi volersi estraniare dal mondo reale.
Solo che, quando c'è questo timore, c’è ancora qualcosa da correggere; ci si sta rivolgendo altrove. Infatti non bisogna per niente estraniarsi ma agire.
Solo l'azione permette di mettersi alla prova  ed agevola l'aiuto; e azione è anche aiuto che arriva dal mondo che non ha bisogno del fisico per esprimersi.


Un pensiero può ben essere un aiuto se da questo si traggono benefici utili per capire, per concepire, per edificare, per sapere come muoversi. Eppure il pensiero non è un elemento fisico; anche se molto più influente e duraturo.


Comunque il punto veramente, veramente importante è non volere ammettere con se stessi che forse si è già “chi” si è in stadi più profondi della coscienza e della esistenza impedendo così l'azione di “chi” da dentro affronta e risolve, sempre.


Tante volte non si tratta di volersi illudere per ovviare a problemi e responsabilità, si tratta solo di constatare ed accettare ciò che è già; capire, concepire, accettare ed essere ciò che si è già.

 

 

 

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