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Al servizio

 

1 settembre 2006

 

 

Al servizio di una causa che non paga; e quando lo inizia a fare ci si è già lasciati alle spalle tutto ciò che costituiva disturbo nei confronti dell’opera che si intende realizzare.

Il servizio implica abnegazione, rinuncia al profitto personale per edificare ciò di cui la collettività ha bisogno. Si perde l’io per essere dativi; per ricevere ciò che necessita a se stessi ed agli altri.

 

La mente da pensante diventa agente quando ci si innalza di stato; quando rinunciando al “mio” si è liberi dai vincoli che ossessivamente assillano se manca la certezza di ricevere una paga di diversa natura. Paga che spetta di diritto a chi attraverso la sua opera contribuisce alla elevazione delle coscienze nella attuazione di processi che devono coinvolgere la collettività e la specie.

 

Va da sé che attraverso l’ausilio della mente superiore, la mente agente, ogni e qualunque difficoltà di ordine pratico viene ad essere facilmente superata; fermo restando che se cambia il fine scompaiono anche i requisiti.

 

Bene o male tutti gli uomini sono in “missione” sulla Terra, hanno un compito da svolgere.

Il punto è il contatto con chi ha predisposto la missione e, quando questo manca, regna l’incertezza. Si teme tutto e ci si lascia avvinghiare in una morsa che sempre più stringe ed attanaglia fino a che non avviene il risveglio; si comincia a concepire che la realtà non è solo quella che appare, che c’è di più ed è raggiungibile.

 

È un problema di centratura e vibrazione: più si è identificati nella carne e quindi nella materialità dove vige la legge del possesso, meno si è nella condizione di oltrepassare la soglia energetica che immette dove la mente da pensante diventa agente. Cosa questa che non solo da una connotazione diversa alla vita ma consente con il minimo sforzo di avere sempre a disposizione quello di cui si ha bisogno.

 

Stabilito il contatto con chi ha predisposto la missione ed avuto libero accesso all’uso della mente agente e superiore, si diventa veramente come chi, sicuro, sa sempre cosa fare. Prima mancava la regia, ora la si è trovata dentro di sé.

Il regista e l’attore sono lo stesso individuo; l’uomo che ritrova se stesso rinascendo in Terra.

 

Ed anche questo è un passaggio coscienziale, successivo al risveglio e che precede l’ottenimento della immortalità. Immortalità che avviene per fusione con chi si è proprio dove la morte non ha regno.

 

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