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Verso l'unità

13 gennaio 2006

 

 

L’apparente disgregazione è la logica conseguenza di un processo che mira a ricostituire su basi totalmente nuove sia la vita sia i valori connessi. Questo comporta conseguenze immediate ma preserva dall’accumulo di forme pensiero che, radicate, impongono il perdurare di situazioni incombenti da dovere riequilibrare nel tempo. La morsa che attanaglia il vecchio e che secerne linfa ostile riguarda una condizione che viene abbandonata per lasciare spazio a tutta una serie di processi per la instaurazione di un nuovo equilibrio, cosmico ma anche e per ciò pure umano.

Il 2006 è un anno di grande fibrillazione emotiva e fisica.

I due aspetti riguardano l’uomo sostanziale. Difatti non può esserci cambiamento senza il superamento di forti emozioni che si ripercuotono nel fisico.

 

La fisicità della Terra risponde in maniera adeguata allo stato emozionale che la Terra stessa emana. La Terra riceve stimoli e li trasmette di conseguenza.

Come l’uomo si nutre di aria, anche la Terra ha necessità di alimentarsi; di energia sottile che punta diritta verso di lei per coinvolgerla in un passaggio emozionale che, accettato, non crea squilibri; ma li provoca in chi li vive in modo ostile.

 

Ogni cambiamento sviluppa forze energetiche di contrasto. Servono a far pulizia per riequilibrare uno stato in cui la forma ne è conseguenza.

Su un piano di esistenza sottile rispetto a quello umano la vita determina sostanze che penetrano nel piano fisico e danno emozioni. Queste sono di varia natura e vario genere perché hanno il compito di mescolare e sciogliere stati d’animo troppo radicati che non fanno cogliere il flusso che alimenta ogni genere di cosa; ma del quale ogni cosa si nutre secondo le sue capacità.

 

Aprirsi al nuovo rappresenta la svolta attraverso cui penetrare in ambito sottile ed essere pronti ad agire nel modo giusto in ogni momento.

Proprio questo preserva da contraccolpi di natura energetica radicata (le cui conseguenze attirano ciò di cui si ha bisogno per riequilibrare il proprio stato emozionale).

 

Ciò che scuote dentro ha caratteristiche particolari e come conseguenza coinvolge il fisico poiché ne subisce lo stato. Chi si spaventa, gode o ama, soffre e si dispera non è l’uomo mentale che la razionalità umana ha generato.

Come un involucro acquisendo capacità può espandersi solo nei limiti consentiti, così pure l’uomo fisico riesce a penetrare quello che il suo stato gli consente di fare. L’oltre gli è impossibile. Vi si deve rivolgere con un'altra parte di sé che però non conosce e che addirittura confonde col suo aspetto mentale che è un atto specifico e non uno stato d’essere.

 

La mente è in movimento perenne perché serve per essere usata. La constatazione è evidente perché c’è differenza tra chi segue i pensieri che arrivano, chi li accoglie e la loro provenienza.

L’uomo identificato nel suo stato mentale non coglie queste differenze perché non si interroga nemmeno sulla sostanzialità della vita. Il solo punto fermo che conosce è la morte come conseguenza ad un periodo chiamato vita. Tutto ciò che c’è all’interno è come se non lo riguardasse nemmeno. In lui c’è rassegnazione congenita ed aspettativa; aspettativa  che la vita evolva al meglio per cercare di vivere di più. Nient’altro.

 

Indubbiamente in un piano più sottile rispetto a quello fisico queste evidenze comportano posizioni, stati d’essere e scenari da valutare, cogliere e definire per vivere secondo la natura più sottile di cui la vita si compone in tale ambito.

Equilibrare il proprio stato emozionale significa non solo cogliere tali differenza ma iniziare a relazionarsi con chi si è oltre il fisico in cui l’uomo si muove ed opera.

Accorgersi che dentro di sé c’è vita, dalla quale addirittura si dipende (poiché in effetti è questa la parte che trasmette sostanzialità alla vita fisica)  vuole anche dire accettare di dipendere da qualcosa che esula dalla propria volontà.

La volontà è un atto relativo all’uso della mente, ma non impedisce gli accadimenti a livello emozionale (che sembrano istintivi e che invece l’uomo subisce perchè gli sono immessi).

Istinto per l’uomo è subire uno stato interiore sul quale non ha potere né può esercitare volontà; quando sembra che vi riesca è solo perché si trincera dietro la chiusura del non ascolto.

All’uomo manca il dialogo con chi è nell’oltre perché non concepisce di essere già vivo in tale ambito (dove le frequenze vibrazionali mutano rispetto a quelle fisiche e  non vengono colte perché non si dedica a farlo).

 

Tornando al flusso energetico che coinvolge la Terra c’è un aspetto molto importante da considerare. Questo flusso, poiché riguarda la Terra, la compenetra sia a livello fisico sia nella sua parte emozionale e nel farlo le unisce perché rende evidente alle stesse la loro reciproca esistenza determinando un piano di coscienza nuovo ed unificato.

 

Per l’uomo è lo stesso. Ma a condizione che lo voglia fare, visto che la volontà è il potere di cui egli dispone; per non subire soltanto gli eventi.

Il che è sostanzialmente diverso. Mentre da un lato (se si subisce) si cerca di lottare ed ostacolare ciò che viene a far pulizia per permettere la reintegrazione dell’uomo fisico nel suo essere emozionale e psichico, dall’altra parte (nel volerlo quindi fare) l’uomo fisico si immette da solo (per un suo atto di cosciente coerenza) in un piano dimensionale dove, accettando l’altro che egli stesso è su tale piano, determina un nuovo essere. Un essere nuovo che deve tenere conto sia del fisico (al quale non deve trasmettere sensazioni senza la dovuta coerente preparazione) sia di ciò che lo riguarda in tale nuovo ambito (dove deve svolgere la sua opera vivendo quel tipo di vita), sia dell’essere superiore che anch’egli uomo nuovo è in una condizione già di unità (poiché oltre lo stato emozionale dove lo stato d’essere naturale è la pace interiore).

 

Oggi l’uomo deve incontrare la sua coscienza occulta (tutto ciò che è l’accumulo di chi egli è oltre la sola condizione fisica) e solo il suo coerente e volontario apporto può essere l’aiuto che gli fa superare questa fase critica. Egli deve saper riconoscere il suo essere emozionale e, attraverso un confronto scontro incontro, definire un insieme coerente che, costituendo una sintesi, decida in modo cosciente di superare timori e pregiudizi, asti ed incomprensioni, falsità o verità (oltre tutto relative), così da potere accedere in un nuovo regno, la nuova Terra.

 

L’attuale stato d’essere umano prevede già lo stato fisico e quello psichico, uno viene vissuto e l’altro subito; subito in tanti modi, anche attraverso il sonno (e quindi non soltanto attraverso stimoli istintivi incontrollabili).

Queste dimensioni compenetranti la Terra determinano lo spazio ed il tempo entro il quale l’uomo si muove; spazio e tempo terreni; della Terra e pertanto relativi alla Terra per come l’uomo, anche emozionale, è relativo alla Terra.

 

Il flusso nuovo, “aria” della nuova dimensione, è di unità; accorpa il sistema in sé e lo determina perché flusso che armonizza i cuori; dell ‘uomo, della Terra, del Sole, e li rende capaci di contemporaneamente prendere e dare senza trattenere nulla.

Solo così si è nel flusso che rigenera: essendo coerentemente aperti ad accogliere la vita; la nuova vita; l’immortalità.

 

 

 

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