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Essere al servizio

 

6 gennaio 2007

Essere al servizio è una condizione da cui trarre insegnamenti da riversare in ambito sociale così che gli stessi possano trovare applicazione pratica.
È al servizio chi si prodiga non per fini utilitaristici ma per dar modo all'informazione di circolare dove è necessaria al fine di risvegliare coscienze e renderle in linea con progetti che devono trovare consensi e realizzazione.
Realizzare progetti, un certo tipo di progetti, è compito di chi, sempre al servizio, sa cogliere le indicazioni che consentono di pianificare l'opera rendendola eseguibile.


Eseguire però un particolare tipo di progetti (nei quali viene riposto lo sforzo organizzativo di chi invisibile vi partecipa a livello programmatico) non può lasciare spazio all'intuizione, bisogna avvalersi di chi in modo specifico faccia collimare le varie parti di un progetto così che la realizzazione risulti perfetta. Perfetta, perché se non lo fosse qualcosa non avrebbe funzionato in maniera adeguata a discapito del rapporto diretto che lega chi agisce dall'invisibile e chi come uomo opera attraverso la sua presenza e le sue facoltà.


Le indicazioni possono essere date in vari modi ma, quando un progetto è veramente importante, allora la partecipazione è diretta; nel senso che chi opera dall'invisibile e l'uomo sono la stessa entità.


Questo è possibile solo attraverso un processo di identificazione tra chi si è in Terra e chi si è in una diversa densità dell'essere ben per questo invisibile.


Chi si è oltre il velo non viene quasi mai rivelato (tutt'al più si parla di guide che indirizzano e assistono lungo il percorso per cercare di evitare al massimo i rischi connessi ad una possibile errata interpretazione del compito da svolgere). Quasi mai perché quando capita è la situazione che lo impone. Per far fronte a necessità da appianare volendo evitare la possibilità dell'errore, o si prende possesso della psiche di un uomo (quindi tramite sopruso e ciò non è lecito) o si diventa; si diventa ciò che l'uomo è identificandosi nella sua condizione. Cosa questa che rende evidente l'altra parte del processo, quella che riguarda la volontà dell'uomo a volersi identificare nel suo essere più profondo.
Senza questa coincidenza di intenti non è possibile l'identificazione: ci sarebbe sempre qualcosa di sfalsato.


Evidente quindi che quando ciò avviene, quando avviene l'identificazione, è del tutto normale che si sappia chi si è; chi si è nel profondo di sé.

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