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Esserne capaci

20 luglio 2007




Per essere presenti in dimensioni più profonde della coscienza bisogna esserlo; bisogna esserne capaci.
La profondità vanno intese come aspetti superiori della coscienza dove la conoscenza permette di interagire in modo appropriato in situazioni considerate ostili quando non si sa come affrontarle.


La morte è un aspetto ostile. Manca infatti la presenza dove si è vivi dopo la morte stessa. Stato di coscienza che sfugge perché attiene ad una dimensione più profonda della esistenza rispetto a quella umana.


Questa mancanza di capacità impone un continuo esercizio che, anche se in apparenza involontario perché si svolge durante il sonno, consente gradualmente di prendere confidenza con ciò che l'esistenza esprime quando cessa la necessità di un corpo fisico. Corpo fisico evidentemente invece necessario in una dimensione dove la coscienza ne ha bisogno per maturare esperienza utili al suo tipo di necessità; per espandersi fin dove le è possibile concepire la vita.


L'esperienza “della morte”, dell'abbandono del corpo, è una necessità per apprendere che è possibile trasferirsi in altri stati di coscienza; anche in modo vigile se si sa come fare. Già da qui.

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