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Non basta

 

12 marzo 2007



La sola ragione non basta a definire un processo la cui portata va oltre la comprensione quando non si hanno ancora riferimenti o esperienza. Questo perché ci sono fatti che avvenendo molto ma molto raramente non lasciano traccia di sé proprio per consentire che si possa (si debba) ripartire da una condizione neutra. Neutra ma capace di supportare in maniera adeguata quel che un nuovo ciclo ha da esprimere.


Una condizione diventa neutra quando decadono i presupposti che ne avevano consentito l'esecuzione. E quando ciò avviene collassa il sistema cui faceva da sostegno.
Un sistema che collassa crea però in automatico i presupposti per la comparsa di qualcosa di nuovo basato su valori diversi rispetto a quelli che ne avevano determinato la caduta, visto che ormai si è esaurita l'energia di sostegno che fin lì aveva sorretto e supportato.


Questo comunque appare chiaro quando resta traccia del perché sia potuto succedere, quando invece ogni riferimento è cancellato e non sono più disponibili concetti e conoscenza su cui fare affidamento (perché per l'appunto viene a mancare proprio l'energia che li alimentava), ecco che bisogna rivolgersi ad una energia diversa; bisogna saper cogliere il flusso che ha in sé gli schemi necessari cui fare riferimento per edificare il nuovo.
Come dire che la natura stessa provvede ed è sufficiente non cercare di ostacolarla; anzi cercando di essere in stretta aderenza coi nuovi disegni per non subire ma costruire.


E qua noti dolenti. Non è facile infatti stabilire la connessione con la nuova energia (già attiva anche se il vecchio non è collassato) e ci si illude, credendo di essere in linea quando invece si cavalcano desideri facendosi supportare dalla fantasia.


Ogni volta che un nuovo ciclo si avvia succede che, mancando tutti i vecchi riferimenti, si è predisposti all'ascolto in modo ottimale con quella parte di sé (interiore e profonda) che, in linea con il nuovo flusso perché ne è parte attiva, sa bene cosa fare e come comportarsi.
Cosa questa che non vuol dire accettazione automatica da parte di tutti di questa parte profonda che nell'uomo viene in superficie, ma da qui si parte. Da riconoscimento ed accettazione di chi si è nel profondo che, proprio perché ricerca esistenziale fondamentale, è la traccia sottile ed invisibile che collega sempre al nuovo dando continuità.


C'è chi questo riconoscimento lo attua prima trovandosi inserito e di supporto, c'è chi lo farà quando cercando aiuto sentirà chiara in sé questa presenza, c'è chi lo rifiuterà perché troppo ancorato nel vecchio che scompare e non ancora pronto per un passaggio di coscienza.


Fatto sta che da qui si parte sempre per essere inseriti in una nuova condizione evolutiva progredendo.