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Rapporto di reciprocità

4 maggio 2007



Stabilire un rapporto di reciprocità con la propria parte interiore, il proprio essere inteiore, rappresenta un passaggio essenziale nella definizione dell'uomo nuovo. La reciprocità consente una interazione che va oltre il semplice ascolto da cui dedurre ciò che è utile al proprio bisogno. La reciprocità permette di essere presenti dove si svolge l'azione; così da avere percezione diretta di ciò che succede nel mondo dove si è “ospiti” perché non ancora integrati in una completa identificazione.
La reciprocità serve all'uomo per prendere visione diretta del mondo sottile, e all'essere interiore (che l'uomo è nel suo profondo) di intervenire direttamente in fatti umani per i quali è stato richiesto l'intervento. Il fatto che, per reciprocità, l'uomo non possa ancora intervenire nel sottile è dovuto semplicemente al suo attuale stato che non gli consente (ancora) di padroneggiare il suo fisico in maniera opportuna e consapevole. Va da sé che questo avviene e coincide con la completa identificazione tra uomo ed essere interiore perché (quando avviene) non c'è più differenza tra i due aspetti; crolla la reciprocità e sorge l'uomo nuovo.


Essere presenti, iniziare ad essere presenti in una dimensione prima inaccessibile è un grosso passaggio evolutivo per la coscienza la quale può rendersi conto direttamente di una realtà energetica sottile che è vita, e che la riguarda totalmente. Un po' come aprire l'occhio su un nuovo mondo perché una luce diversa viene ad illuminare ciò che prima non si supponeva nemmeno potesse esistere.
Il mondo cambia perché lo si coglie diverso, più in profondità, dove la vita non si differenzia così tanto (come a livello fisico) in quanto tutto si svolge a livello essenziale.


Livello essenziale, concetto difficile da considerare ed ostico da assimilare; anche perché essendo abituati a dipendere dal tempo (che impone una sua linearità nella escuzione di qualunque cosa) non è per niente semplice cogliere che c'è un livello che non necessita di affinamenti; e pertanto essenziale nel suo stato.


Il tempo, guardiano inesorabile, è una vera e propria barriera che separa la condizione fisica da quella animica; un reticolo invalicabile se non si è nella condizione ottimale per poterlo fare.
Questo il motivo per cui la reciprocità consente all'essere interiore di presenziare nel fisico (il fisico subendo il tempo ne scandisce il ritmo ma offre la possibilità all'essere interiore di entrare nel dettaglio in una realtà mal concepita perché fisica mentre il suo stato è essenziale) ed all'uomo di entrare dove non può che osservare (visto che gli sfugge totalmente quella parte di realtà).


Adeguare se stessi a questo cambiamento equivale ad accettare completamente il progetto che prevede la rinascita tramite reciproca incorporazione; fusione che, generando l'uomo nuovo, consente di essere senza subire nessun tipo di invasività né di dover sottostare al proprio essere interiore per paura di future conseguenze.
Se il cammino già percorso chiarisce questi possibili dubbi ciò vuol dire che ha dato i suoi frutti; se sussistono paure e titubanze allora non è ancora maturata la condizione ideale per la trasformazione. E questo (oltre ad essere un fattore essenziale) è anche del tutto logico ed intuibile. Qualunque tentennamento è uno scossone che destabilizza ciò che per assestarsi ha invece bisogno di pace e tranquillità; e non a livello meditativo ma di vigilità costante nella fisicità.
Non dipende dall'uomo volere a tutti i costi la trasformazione (la forte volontà anzi ostacola perché preclude l'apertura), così come non può dipendere dall'essere interiore se l'uomo non è pronto. Avviene. E può avvenire esclusivamente quando le condizioni lo consentono.


Capire questo dovrebbe fare allentare la tensione che si genera quando l'uomo, convinto di essere ormai pronto a questo genere di trasformazione, diventa impaziente e vorrebbe affrettare il tempo; tempo che invece deve scomparire totalmente. Cosa che consente di essere nel tempo senza subirlo poiché oltre la sfera degli eventi condizionati; si è presenti in quelli che se vogliamo possono apparire condizionanti.
Del resto è anche logico ed evidente che chi traccia l'iter evolutivo non è l'uomo (che anzi per certi versi subisce) ma chi suo tramite può considerare la realtà fisica; senza comunque esservi completamente dentro.


Aspetti fondamentali e per nulla scollegati tra di loro sono quelli che si intrecciano tra il cammino evolutivo personale e quello collettivo e planetario. Fondamentali perché generano presupposti comuni a quanti sulla via della conoscenza di sé si trovano nella posizione - condizione ideale per potere osare; collegati tra di loro perché seguendo un'onda è proprio questa che fa da timoniere ed indirizza verso una realtà comune dove “io voglio” non esiste ma solo cooperazione simbiotica per realizzare compiti attinenti la datività.


L'uomo nuovo è un essere dativo ed il suo percorso inizia con la totale e completa donazione di sé (sia da parte fisica sia da parte animica) che a mò di parto permette di nascere in un luogo dove la vita deve essere indirizzata in parametri adeguati ed in un habitat opportuno.


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