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Basta volerlo

29 aprile 2008



 
Chiunque può accedere ad un suo stato più profondo di coscienza, basta volerlo.
Uno stato più profondo di coscienza, oltre ad essere nuovo, fa parte di un mondo diverso le cui regole segnano la via da seguire quando gradualmente ci si accosta a tale realtà. Realtà che, oltre quella fisica, la compenetra se è l'uomo che sostiene lo sforzo per migliorarsi. Realtà che diventa fisica quando l'uomo la fa sua trasponendola nella sua quotidianità.
Ed anche se la realtà che subentra è nuova (poiché non più fisica come prima) non è nemmeno oltre la fisicità, visto che l'uomo è riuscito a penetrarla appropriandosene.
Appropriazione in senso benevolo, perché infatti si tratta di coinvolgere tale realtà ultrafisica nella vita che l'uomo conduce sulla Terra normalmente, senza doversene distaccare per entrare in contatto con l'ultraterreno.


Questa realtà ultrafisica, proprio perché tale, è fatta di ciò che non ha caratteristiche di fisicità. Ha delle sue regole che bisogna conoscere e rispettare se la si vuole approcciare così che nasca un connubio proficuo; per entrambe le realtà, quella fisica e quella ultrafisica. Infatti si possono arricchire entrambe di una esperienza comune innovativa potendo sperimentare nel concreto cose che reciprocamente supponevano senza avere mezzi adeguati di verifica. Alla realtà fisica sfugge il sottile ed al sottile manca la fisicità per testare regole che crede possano tornare utili in un ambito dove la crescita (spesso) è vincolata al predominio che pochi hanno su tanti.


Visto che si parla di connubio occorrono delle parti consenzienti. Cosa possibile dialogando prima per poter sfociare in uno stato duraturo e permanente.


Il dialogo, l'intimo dialogo, è lo sforzo che la coscienza fisica sostiene nel proiettarsi verso una coscienza a lei più profonda che prima di accordare la sua fiducia vuole essere certa che gli intenti coincidano veramente.
Anche perché se così non fosse non ci sarebbe nemmeno trasformazione e, visto che le due coscienze sono su piani diversi, tale trasformazione genera un nuovo piano comune che va a costituire una nuova realtà che tiene conto dell'uomo e dell'anima nella fisicità.


Certamente ognuno può accedere ed aderire, ma il punto fondamentale è avere coscienza di cosa si sta facendo. Se gli intenti sono fittizi si mente a se stessi, se reali ci si trasforma veramente. Ma dopo la realtà non è più la stessa. Si modifica perché ci è si modificati, e la si coglie in funzione di ciò che si è diventati.
L'uomo quindi, prima di dire lo voglio, deve essere veramente certo di cosa fa.
Le difficoltà insite nel percorso che conduce verso tale trasformazione restano difficoltà utili per maturare l'esperienza necessaria. Non scompaiono però se si vuole rinunciare perché bene o male una parte di trasformazione è già avvenuta proprio per il fatto di avere iniziato a percorrere la via. La propria sensibilità, modificandosi,tende ormai verso ciò che sa esiste ma che ancora non coglie.
Questo per puntualizzare che la trasformazione deve partire dall'intima volontà a volerlo fare, deve essere veramente sentita e concepita.
Provarci tanto per, o essere costretti a farlo non serve a niente. Mancando il presupposto (che è l'intenzione a volerlo fare) manca anche la necessaria applicazione nel conseguire. Nemmeno quando sembra che condizioni generali quasi lo impongono perché, se la voglia di un cambiamento non parte da dentro di sé, si subisce soltanto ciò che altri stanno esprimendo applicandosi proprio verso tale cambiamento.


Occorre essere in sintonia con il cambiamento che se è collettivo riguarda una parte più profonda dell'esistenza stessa che offre una opportunità innovativa.
Ben per questo riguarda ogni singola coscienza che deve contattare la sua interiorità e che, solo riuscendoci, può far partire il processo che trasforma.
Quando non è così non succede nulla di particolare. La vita scorre come prima, con i suoi imprevisti e le sue ciclicità che fanno dell'uomo un essere mortale.