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Lo permette la Terra

16 aprile 2008



 
La fisicità, il modo quindi in cui si è conformati, fa cogliere un fuori ed un dentro di sé.
Mentre il fuori è evidente, il dentro si presta ad interpretazioni ed anche ad equivoci. Se infatti lo si limita alla pura fisicità e quindi alla conformazione fisica, parlare di interiorità è alquanto equivoco. Sfugge il senso vero della interiorità che non è un luogo fisico all'interno di sé. È una dimensione che compenetra quella fisica e la avvolge anche, ma di non facile accesso. Sempre se ad accesso si da il suo vero significato e non ci si vuole limitare a sensazioni o a stati d'animo che, percepiti, fanno pensare ad una interazione con l'interiorità. Cosa che, anche volendola ritenere valida non implica accesso, casomai un contatto.


La dimensione interiore, quella più prossima alla fisicità, ha dei punti di accesso i quali opportunamente predisposti sono tarati in modo tale che si aprono solo quando si verificano determinate condizioni. Una di queste è per consentire “l'uscita” dell'anima quando l'uomo riesce ad attivare il “meccanismo” che consente a lui di accedere alle dimensioni interiori. L'uomo entra nell'interiorità e l'anima presenzia nella fisicità.


Sta di fatto che quando questo si verifica l'uomo diventa diverso. In pratica nasce nel mondo dell'anima perché muore in quello fisico. Morte che non consiste nel decesso inteso come trapasso definitivo dalla fisicità, ma in quanto coscienza che svuotandosi completamente ha libero accesso dove una porta si apre (in effetti non è chiusa, è solo che il tipo di vibrazione della coscienza affaccendata nella fisicità in modo abituale non è capace di oltrepassare) perché si sono venute a creare le condizioni che lo consentono. Ed il sigillo che la coscienza stessa apponeva alla porta (con la sua vibrazione che impedendo l'accesso non consentiva nemmeno l'uscita dall'interiorità da parte dell'anima) viene meno consentendo il reciproco passaggio. Passaggio che di fatto poi sfocia gradualmente nella identificazione della coscienza nell'anima. La coscienza infatti edotta nello stato interiore (ed anche capace visto che è riuscita ad accedere dove comunemente è precluso essere) e visto che le sue vibrazioni sono di tipo animico (se così non fosse non riuscirebbe a superare la soglia) può adeguandosi diventare in Terra chi (proprio per ciò che emana con le sue vibrazioni) ha compiti di datività: il compito dell'anima.


Una di queste porte è nel cuore e da questa può avvenire in modo cosciente la fusione tra uomo ed anima; tra coscienza dell'uomo ed anima.
Aprire questa porta però implica da parte dell'uomo essere capace di farlo. E cioè ritrovarsi nella condizione vibrazionale che gli consente libero accesso in modo del tutto naturale. La forzatura è solo uno scontro energetico che non produce risultati utili.


Ritrovasi in tale condizione vibrazionale è comunque conseguenza ad un lavoro che modifica la struttura fisica. Modifica nel senso che non solo fa scoprire che l'interiorità è uno stato più profondo della fisicità, ma la fa considerare come facente parte della fisicità stessa man mano che se ne consente l'emersione nel fisico attraverso il richiamo e l'apertura dell'uomo (in quanto coscienza) verso chi e ciò che emergendo fanno necessariamente diventare diversi.


La gradualità con cui questo passaggio avviene è proporzionale a quanto l'uomo vuole concedere all'anima come possesso della fisicità stessa. È del tutto evidente che se l'anima per emergere ha necessità che le vibrazioni della coscienza umana devono diventare a lei funzionali, ciò vuol dire che l'uomo (già che accetta l'anima) rinuncia a sé. Al sé terreno per realizzare una trasformazione che lo rende un essere diverso (più capace ed immortale visto che l'anima è immortale) ma non più se stesso: non è più chi era prima della trasformazione. Cosa questa che se non avviene in modo cosciente e coerente (e non come semplice atto di volontà), e quindi attraverso l'accettazione a voler essere un uomo nuovo rinato in Terra, non produce l'effetto sperato.


Adeguarsi all'anima vuol dire però (e dunque) rinunciare a tutte quelle condizioni non utili per lo sviluppo che l'anima intende dare alla struttura fisica ed alla collettività visto che i suoi scopi sono di natura dativa (sia verso la materia intesa come fisicità in questo caso, sia verso le coscienze per fare in modo che possano procedere verso un risveglio generalizzato che è poi lo scopo della incarnazione). E vuole dire anche essere completamente al servizio e dediti allo scopo che si intende realizzare per fare in modo che l'evoluzione abbia il necessario supporto da parte dell'interiorità che emergendo direttamente (nell'uomo che incarna in Terra la sua anima) può indirizzare verso quello che può essere un fine che riguarda per esempio una grande trasformazione.


Certo è che, se questo fine è da realizzare in questo periodo, sempre più saranno e anime che assisteranno l'uomo in un momento di transizione che può essere delicato. E sempre più gli uomini la cui coscienza è pronta per realizzare tale scopo incarnativo. Anche perché ora più che mai si è agevolati (l'uomo lo è) a stabilizzarsi su frequenze animiche. Lo permette la Terra.