F M O O

fmoo@ottavaora.it

 

 

indietro

Apri formato stampabile

 

home

 

Mordente

7 marzo 2008




Le paure uniscono perché è più facile combattere assieme dei pericoli.
Un pericolo può dipendere da tante cose, ma se è reale deve essere affrontato. Ignorarlo non serve, così come non serve esorcizzarlo con la fantasia quando a via di ricorrervi (quasi fosse un rifugio che mette al sicuro) si rischia di soccombere quando crollano le sue fondamenta poggiate sul nulla.


Essere in pericolo però risveglia, fa reagire. Perché, trattandosi per esempio di sopravvivenza, è ben difficile non far nulla per cercare di ostacolare un pericolo incombente. Ed un pericolo diventa incombente quando ci si accorge che esiste, che è reale.


La natura di un pericolo può avere motivazione molto profonde. Ce ne sono di utili perché riportano le coscienze su valori abbandonati e che invece sono quelli da perseguire. Uno di questi è la vita, il suo perché su cui ci si interroga poco fino a che non sopraggiunge qualcosa che costringe a fermarsi e riflettere.
Un pericolo fa riflette e se è grave ed incombente detta regole cui bisogna adeguarsi.


Un pericolo si può manifestare per allineare le coscienze verso un unico sentire.
Quando capita riguarda i cicli della vita che cambiano per consentire svolte cui nessuno può sottrarsi. Così che la coscienza possa ripartire su nuove basi. Ed il tempo che intercorre tra l'accorgersi di un pericolo e l'avvenimento che determina è funzionale a ciò che l'avvenimento deve produrre nelle coscienze. Se troppo repentino non sortirebbe coscienza, se troppo prolungato potrebbe produrre assuefazione.
Fatto sta che il tempo deve essere sufficiente ad un risveglio collettivo (o per lo meno su larga scala) quando l'evento è destinato a produrre un cambiamento di stato. Cambiamento che riguardando le coscienze deve metterle nella condizione idonea per percepire messaggi che colpiscono e coinvolgono nel profondo dell'essere permettendo una metamorfosi in chi lo vuole.


Periodicamente si arriva a momenti in cui la paura fa da mordente alla vita perché la rende “tangibile”, al punto da farla ritenere indispensabile; un bene irrinunciabile, così che diventano secondari e finanche superflui qualunque attività o interesse che si voglia.
Quando sopraggiunge questo genere di paura che pervade ogni coscienza si è in un momento cruciale, di trasformazione. Si è sotto esame con se stessi per verificandosi chiedersi e capire cosa si vuole fare e cosa si chiede alla vita. E come si intende la vita: effimera o immortale. Con conseguente repentina prova per capire e concepire e caso mai addentrarsi dove prima non era possibile essere; per sfuggire ad un pericolo che se non riconosciuto per ciò che intende realizzare può sembrare la fine; o un nuovo inizio.