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Recuperare un patrimonio

12 aprile 2008




Non si può prescindere dallo stato in cui si è e se si è uomini bisogna considerarlo prima di addentrarsi in sentieri dove la struttura fisica impone i suoi limiti.
I limiti umani sono legati alla coscienza che è strutturale nei confronti del corpo. Il corpo si adegua ad input che la coscienza emana ed una coscienza umana può emettere input che abbracciano una certa gamma d'onda. Non può andare oltre perché se così fosse non sarebbe più utile allo scopo e lo scopo per l'uomo sulla Terra è presenziare nell'ambiente.
La necessità d un corpo è pertanto in funzione dell'ambiente e più questo ha caratteristiche particolari tanto più è necessario un corpo che consenta di potersi esprimere in tale ambiente. Quando l'ambiente cambia e la struttura non risulta idonea si patiscono disagi. Disagi più o meno gravi a seconda del grado di difficoltà che si incontrano trovandosi impreparati.


Essere preparati però è anche una possibilità che si può avere quando per esempio si decide di cambiare ambiente e ci si organizza. Per non essere colti di sorpresa ci si informa e si sceglie il modo più opportuno per potersi trovare a proprio agio nel nuovo ambiente.


Certamente non si può pretendere di andare nello spazio senza adeguata struttura, anche se questa stessa affermazione attesta che si può se ci sono i mezzi che lo consentono. Dire quindi in partenza che non è possibile (e restare fermi in tale posizione) non fa spostare di un millimetro.
In ambito sottile succede questo. Si parte da un no così ben radicato che non si considera nemmeno se esistono possibilità che consentono alla struttura fisica di addentrarsi dove la coscienza umana non è normalmente predisposta ad essere. Si perdono opportunità senza nemmeno tentare di approcciare un ambiente che potrebbe non essere poi così inospitale o ostile solo perché non ci si sa arrivare.


La struttura fisica è molecolare. Il che implica l'adattamento della molecola sia nella struttura sia nell'ambiente in cui deve operare. Ma ciò vuol dire che la molecola ha capacità implicite per potersi trasformare all'occorrenza, quando cioè dall'interno del corpo si muove per (non essendo più utile in quella conformazione) diventare qualcos'altro: una molecola in linea con il nuovo ambiente di cui va a fare parte, e anche se la coscienza umana (in generale) non lo sa, la coscienza della cellula però si.
Anche se non è poi così semplice poter ammettere che la cellula può avere una sua coscienza, prima di scartare tale ipotesi bisognerebbe essere cellula per capire. E se lo si fosse, solo per il semplice fatto di concepire d'esserlo, si sarebbe coscienza.



La coscienza umana staccata dal corpo (e quindi in un nuovo ambiente) potrebbe, al pari della cellula, diventare qualcosa di diverso, una coscienza diversa. Ma per esserne sicuri bisognerebbe sperimentarlo vivendo l'esperienza. Anche se a quel punto l'esperienza non sarebbe della coscienza fisica, quella umana legata ad un corpo, ma apparterrebbe a ciò che la coscienza è diventata.
La coscienza quindi, in teoria, potrebbe trasformarsi una volta libera dall'ambiente che la struttura in un determinato modo. Ed addirittura potrebbe anche considerare l'adattabilità ad altri mondi se avesse opportune possibilità di verifica. Perché alla base, come impostazione nulla lo vieta.


Il punto è, poiché potrebbe già essere o essere successo, il ricordo che se ne ha, in quanto mancando non c'è nulla che possa avvalorare una tale possibilità.
Ma qui in effetti le cose si complicano perché evidentemente se non c'è ricordo (e si è nella vigilità della coscienza) ciò vuol dire che non c'è stata l'esperienza. O che l'esperienza, avvenuta in un ambiente esterno rispetto all'usuale fisicità, è viva come ricordo in tale ambito e non nella fisicità. E se in apparenza sembra che non cambi nulla, questo può invece imprimere una svolta non indifferente a recuperare un patrimonio che vivo in se stessi non è tale fino a che non lo diventa. E può diventarlo attraverso una esperienza che, consentendone l'approccio (mentre si è nella fisicità in quanto coscienza umana), genera l'esperienza che trasforma la coscienza senza che questa debba distaccarsi dalla fisicità per viverla. Come dire vivere ad occhi aperti (e quindi da svegli e nella propria lucidità) quel che la coscienza vive quando si trasforma nel momento in cui si perde lucidità perché si sta dormendo. Una zona d'ombra questa dove non si è né coscienza del corpo, né coscienza umana perché ha abbandonato la fisicità.


Ciò implica alcune considerazioni: dove si vivono queste esperienze diverse e l'utilità che se ne può trarre se se ne recupera la memoria. Ma anche che, pur restando nella fisicità, a quanto pare esiste un modo per approcciare altre realtà non propriamente fisiche; e che la coscienza bene o male fa, anche se l'uomo non lo sa.
Per questo sogno e sonno restano relegati in una coscienza umana che non è proprio tale se prima non avviene un passaggio che consenta di sperimentare in modo vigile che si è, in quanto uomini, molto di più di ciò che si crede. Si è per lo meno vivi in più realtà; realtà che in quanto dimensioni rendono l'uomo un essere multidimensionale, inconsapevole di esserlo perché incapace di sperimentarlo con coscienza e capacità.


Il punto però è riuscire ad attuare la trasformazione. Per evitare che tutto possa risultare forse plausibile ma non ancora di pratica utilità. E per farlo basta volerlo; basta richiedere che avvenga e questo cambia la realtà. La rende accessibile perché ci si apre alla propria interiorità.