F M O O

fmoo@ottavaora.it

 

 

indietro

Apri formato stampabile

 

home

 

Sole che dona

13 febbraio 2008




Il vero benessere sta nell'armonia. Quando mentre si è uomini la propria opera appaga sia il fisico, sia il mentale, sia lo spirituale. Quando in definitiva non ci sono alterazioni psichiche dovute a squilibri per mancanza di armonia.


Ciò che si pensa è frutto del proprio sentire; dipende dal proprio essere in linea con il piano spirituale in base al modo in cui lo si concepisce.
L'anima, che è una espressione di questo piano, ha l'incarico di provvedere a generare l'armonia in tutto ciò che suo tramite riceve stimoli, animazione.
L'anima ha un ben preciso compito da assolvere: rendere edotti che non c'è separazione tra lei che anima e chi suo tramite viene animato. La separazione porta per conseguenza alla morte, la fusione all'immortalità. Immortalità intesa come percorrenza di un cammino di conoscenza basato sullo sviluppo della coscienza. Così che la coscienza ritenendosi essa stessa anima (e quindi avendo concepito in quanto coscienza che non esiste separazione tra animato ed animatore) possa approdare ai piani dello spirito per poter concepire anche l'eternità.


Raggiunta l'identificazione nell'anima lo sviluppo della coscienza cessa. Cessa perché superfluo dover concepire l'animazione essendo divenuti animatori.


Questo sviluppo avviene nella coscienza man mano che si rende conto che i suoi interessi sono sempre più proiettati verso fini spirituali e quando, superata la “crisi” della rinuncia ad essere per tramite ciò fondersi nell'anima, c'è il ritorno. Ma non il ritorno a dove si è in essenza (e quindi nello stato paragonabile al dopo la morte fisica), ritorno in chi tramite questo tipo di animazione (del quale ha coscienza) può svolgere compiti in linea al suo stato (a questo nuovo stato maturato attraverso l'identificazione della coscienza nell'anima). E questo comporta la presenza attiva da parte dell'anima nella fisicità dell'uomo che da animato assume il ruolo di animatore. Perché a sua volta può animare (dare gli input necessari al risveglio) chi ha necessità del suo intervento; chi (attratto per vie che non riguardano l'uomo animatore) gli si fa incontro.


Il punto da focalizzare è chi si è diventati quando avviene l'identificazione. Perché se si pensa che realizzata la fusione il viaggio debba proseguire sempre più verso profondità dello spirito (per acquisire altri doni tipo l'eternità), sta sfuggendo un momento sostanziale. Non ci si è ancora resi conto che il compito dell'anima (e quindi per conseguenza dell'uomo nuovo che si è identificato nella sua anima) è offrire conoscenza a chi ne ha necessità: diventare un sole che dona.
La fusione comporta questo. Quando manca non si è ancora ciò per cui si sta operando.


Dal punto di vista dell'anima è chiaro che la sua opera è parimenti rivolta anche verso il piano prettamente spirituale che la apre alle profondità dello spirito, ma se questo diventa il fine dell'uomo (nel processo di identificazione), si perde il senso del lavoro da svolgere nella terrenità. Quello più imbellente, anche perché riguarda la datività. L'essere diventato un sole che dona. Sole che dona a chi da lui può trarre dei benefici senza preoccuparsi di voler donare.
Il nuovo stato d'essere, quello conseguente alla identificazione dell'uomo (in quanto coscienza) nell'anima, genera in automatico la datività; datività che si rivolge in maniera armonica verso l'ambiente. Ambiente che abbraccia sia chi ha sete di conoscenza (e quindi altri uomini), sia la fisicità in se stessa che “colloquiando” con il nuovo uomo (l'uomo rinnovato perché rinato sulla Terra in quanto anima che agisce) può trarre spunti utili ed addirittura fondamentali per il suo processo evolutivo. La fisicità può ben prendere in considerazione l'immortalità perché edotta e rassicurata dal nuovo messaggio che inizia a circolare in sé. Messaggio offerto dal suo animatore, l'uomo che (divenuto animatore perché fondendosi nell'anima diventa immortale) può testimoniarlo in modo diretto senza dubbio alcuno.


Ma se la sintesi è questa il processo per realizzarla è lungo e tortuoso. Non si può pensare che sia sufficiente conoscere per essere. Bisogna diventare. E si diventa gradualmente, in base a ciò che viene metabolizzato (frutto della conoscenza e della applicazione impiegata in questo intento realizzativo); con il tempo necessario affinché i passaggi attecchendo producano stato d'essere.


S può leggere e sapere ma il risultato è frutto di pratica ed applicazione. E la metabolizzazione è lunga, deve coinvolgere l'insieme. Deve avvenire in modo armonioso così da non lasciare vuoti o zone d'ombra da dover in seguito illuminare.


Il compito del sole è chiaro: dare, donare. Sapendo però come alimentarsi. Sapendo che deve “ingerire” la linfa che gli consente di trasmutare il suo intento in energia capace di provvedere ai bisogni di chi tramite luce e raggi ne può trarre utilità in base al suo stato ed alla sua coscienza.
Il sole dona indistintamente un'energia che attiva e non si tira mai indietro. È il suo compito, il suo stato. L'energia che offre può essere considerata utile per ogni necessità. La sua potenza si adatta al bisogno di chi ne può trarre beneficio per vivere, per crescere, per evolvere.
A seconda di come la coscienza interpreta così adopera questa energia; animandola senza rendersi conto di essere già un animatore. La coscienza non lo sa perché non è ancora anima, è solo una coscienza che deve interrogarsi per comprendere ed arrivare ad essere.