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Filtrare la luce

26 marzo 2009


Un corpo serve per filtrare e condividere la luce, ed ognuno ha il suo. Lo stesso corpo di luce è un involucro che consente di operare e trasmettere su frequenze oltre la portata di quelle dove la mente ha il suo spettro d'azione.
Per interagire su tali frequenze, animiche, bisogna innanzitutto concepirle per poi addentrarvisi. Per scoprire che anche la luce, così come la si concepisce, è relativa allo osservatore il quale la vaglia in funzione dell'involucro (corpo) che usa per sperimentare la vita.
Se per vita si intende l'esistenza e non ci si limita all'involucro, qualunque esso sia, si può addirittura concepire la luce come istantaneità che non ha bisogno di percorrere distanze per risultare visibile; basterebbe parlare di concepibile.

Concepire la luce nella sua istantaneità rappresenta un traguardo possibile per chi non si ferma al suo solo involucro ma decide di indagare verso ciò che oltre le sue normali capacità, quelle relative a ciò che il suo corpo gli consente, potrebbe essere involucro per altre forme di vita che a loro volta misurano e concepiscono la luce in maniera totalmente diversa. Diversa perché la loro relatività consente loro un genere di vita che per ciò che offre e rappresenta potrebbe apparire virtuale per chi invece si appresta ad iniziare a concepire questa loro realtà.

La realtà umana del resto potrebbe essere una forma di vita virtuale per chi è proiettato verso questo tipo di evoluzione; così come all'uomo potrebbe sembrare virtuale un genere di vita che esente da fisicità potrebbe permettere di esistere.

Essere limitati in una forma, un involucro, un corpo, non deve impedire di concepire l'oltre; oltre che solo perché lo si ipotizza rientra già nell'ambito del concepibile che, virtuale all'inizio, può ben diventare realtà che si è in grado di materializzare.
E se per concepire bisogna conoscere (nel senso di non erigere barricate contro ciò che immanifesto inizia ad essere intuibile) è un po' accettare quel virtuale che potrebbe già essere una forma di vita non ancora concepita ma non per questo inesistente, anzi; vera e concepibile.