I tempi coincidono, mettiamola così. Coincidono perché chi è
nel futuro conosce esattamente i tempi già passati; anche se futuro però deve
voler dire altra dimensione.
Cos’è la morte, cos’è l’aldilà? Non è la vita stessa che
prosegue, quindi futuro di chi non c'è più ma è parimenti presente in un’altra dimensione, in diversa
condizione? Ma proprio questo è il punto. Capire che futuro è anche quella
parte di presente che sfugge perché celata dietro il velo della luce oscura, la
cortina che separa le dimensioni rendendole autonome pur se collegate. Presente
più lontano, ma sempre presente, che a maggior ragione sfugge quando
addirittura riguarda quella parte di sé immobile perché attiva dove la
coscienza cessa ed il movimento scompare. Dove la vita è in sé e non ci sono, perché
non occorrono, movimenti per dimostrarlo; dove tutto è sempre se stesso con
ogni e qualunque possibile potenzialità. Futuro immobile poiché presente che
contempla se stesso e così facendo gode.
Questo stato di quiete assoluta e di abbandono definibile
eternità senza tempo rappresenta la meta che esiste sempre, qui ed ora, e che
ognuno coglie se riassorbe la proiezione per cui è.
Perché si è? Per dar modo alla coscienza di capire chi è.
Chi si è? Consapevolezza che per essere tale deve acquisire
coscienza e capacità.
Dove si va? In nessun luogo, si è sempre qua, tra le
dimensioni e l’eternità.
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