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Arbitrio cosmico

12 settembre  2003

 

Il libero arbitrio, ad un livello più profondo della coscienza, consente di potersi addentrare in tematiche che vanno oltre la causalità dipendente e dovuta dalla propria incarnazione.

Il libero arbitrio, su base cosmica, permette di sperimentare oltre la sola condizione fisica nella quale sembra che l’uomo debba ineluttabilmente condurre la sua esistenza.

Percepire viva la profondità del proprio essere spinge la coscienza ad esaminare aspetti a dir poco inusuali per la dinamicità evolutiva terrestre poiché apre la porta o a ciò che si vuole vedere come soprannaturale, o a ciò che ha una naturalità ed una consistenza diversa rispetto a quanto l’uomo sperimenta nel corso della sua transizione terrena.

Transizione perché, a livello di permanenza limitata, la vita sulla Terra è per l’uomo una verifica di sue possibili capacità di sperimentazione in un ambiente che attrae chi, in condizione di osservatore, pensa di essere in grado di assolvere compiti e quesiti inerenti la vita sulla Terra, se messo nella condizione di potere agire.

La sudditanza nei confronti di un concetto dipende dall’impossibilità di potere constatare che un concetto ampliato, rispetto a ciò che si reputa verità certa, non solo può ben contenere in sé quella particolare visione e concezione, ma anzi contempla caratteristiche e possibilità che vanno ben oltre ogni immaginifica aspettativa.

Anche qui, se se ne prende coscienza, l’osservatore può se vuole misurarsi con profondità diverse del sue essere essendo uomo (per esempio) capace di spaziare nell’universo poiché tale è la sua volontà nel volerlo fare. Libero arbitrio visto e vissuto in funzione di capacità inespresse ma possibili; concepibili e da attuare attraverso la sperimentazione.

Nell’attesa c’è la passività di chi spera soltanto, nella ricerca di possibili eventi c’è la volontà di misurarsi con la propria stessa natura perché si concepisce che è più ampia, superiore rispetto a come la si era fin lì ipotizzata.

Questa ricerca si può portare avanti con superbia credendo di essere assoluti, o con umiltà sapendo di essere assoluti.

In questa, in apparenza, semplice differenza c’è il limite umano che può portarsi oltre il cosiddetto guardiano della soglia, la cortina energetica che si chiude a chi pensa di essere capace da solo di portarsi oltre il limite della fisicità.

Oltre la fisicità l’uomo è un essere diverso e, o contempla in sé quest’essere, oppure può solo supporre di poterlo essere e di potere proseguire.

L’uomo, messo di fronte a se stesso, o comprende che questo sé è cosa diversa da ciò che lui immagina, o può solo considerare le sue immaginazioni attendendo che si realizzino.

Attesa comunque vana poiché concezione scaturita da una mente che cerca alternative irreali per sopravvivere oltre la cortina energetica che consente di esistere solo fino ad un certo punto; fino ad una certa condizione.

Il volere portarsi oltre con coscienza, comporta però all’uomo una necessaria esperienza: vivere il perché della sua decisione (volontà) a volere sperimentare oltre i confini in apparenza di sua competenza e capacità.

Questa non è cosa da poco e bisogna essere sicuri di volere veramente farlo ma, se la decisione è maturata perché maturo è l’uomo che la prende, l’intero piano verso cui si proietta sarà pronto ad assisterlo affinché il tale riuscita si concretizzi un modo d’essere; un nuovo modo d’essere che equivale a volersi reincarnare con coscienza come uomo capace di sovrintendere al suo destino perché su un piano superiore (in quanto più profondo per consapevolezza) decide liberamente che vuole partecipare alla vita collettiva che l’universo esprime come realtà sottile ed al momento intangibile per l’uomo.

Si tratta di liberamente aderire ad una spinta della propria interiorità, o decidere di restare nella propria assodata e consolidata fisicità; destinata però a morire.

L’immortalità è una garanzia di vita eterna ma va conquistata esercitando il proprio libero arbitrio.

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