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Il chakra della vita

e della vitalità

26 maggio  2003

 

Riuscire a decifrare un codice equivale ad appropriarsi di un contenuto che, celato non assolve nulla o agisce in maniera tale che non se ne ha scienza e conoscenza, svelato serve ad approfondire tematiche inerenti allo scopo della sua stessa origine, della sua essenza.

Lo studio per decifrare un codice va condotto su basi specifiche perché si rischia di non sapere riconoscere quegli elementi che, venendo fuori, rappresentano chiavi per l’ approfondimento.

Iniziando ci si deve porre in modo tale da non influenzare l’interpretazione attraverso propri pregiudizi e congetture che, ben per questo, rischiano di fare edificare su un terreno insicuro e più che altro viscido.

In pratica si tratta di estrapolare un linguaggio dopo aver capito quello che il codice detiene; si tratta di scrivere un linguaggio ex novo, se non si è in possesso di riferimenti atti ad una corretta decodifica di quello che si pensa sia un codice.

Capire come porsi nei confronti del sottile, quando sullo stesso non si hanno informazioni sufficienti, è estremamente importante se non si vuole correre il rischio di puntualmente fermarsi alla fascia più grossolana del piano eterico che, pur se sottile, risulta fortemente inquinata dal piano fisico. Anche perché il piano fisico, essendo la parte scrutabile della manifestazione, mostra soltanto l’effetto nascondendo il codice che lo determina.

Nella struttura sottile dell’uomo esistono dei centri energetici che sono veri e propri accumulatori che distribuiscono l’energia necessaria al vario fabbisogno degli organi e dello organismo in generale.

L’acquisizione dell’energia da parte di questi centri avviene per via ancora più sottile, e quindi dovendo fare riferimento ad una struttura nella struttura, ad un codice ancora più invisibile rispetto a quello che regola i vari chakras.

Come a dire che esiste un regolatore della regolazione energetica sottile che avviluppa ed energizza il corpo eterico dell’uomo.

Il corpo energetico infatti non è una struttura a se rispetto a quello fisico, bensì la sua parte energetica, quella che permette alla materia di potere vivere come forma assemblata in un insieme ordinato e composito ma, proprio e ben per questo, il corpo energetico è a sua volta alimentato da una sua controparte invisibile che si lega con un piano di sviluppo dove la capacità è immediatezza nella azione; dove si realizza ciò che si pensa. Esattamente quello e senza andare nei particolari perché tanto provvedere è compito dell’eterico prima e della materia (fisico) per conseguenza.

La contemporaneità dei piani di sviluppo consente che gli accadimenti si manifestino in modo tale che tutto concorra a definire la sostanziale capacità dell’animazione, dove il pensiero è immediatezza del suo contenuto. Dove tutto è capacità che definisce una sintesi per evidenziare che il presupposto altro non è che l’elaborazione stessa dell’intero contenuto.

Circostanziare questo processo significa essere nel dunque della propria organicità; significa sapere aprire, ed avere aperto, il chakra della vita, ciò che collega direttamente con lo animico permettendo all’anima di sovrintendere all’intero processo di modo che tutto vi si adegui spontaneamente, nella libertà di ogni singolo partecipante al processo stesso.

Contribuire con la propria manifestazione alla manifestazione dell’anima è il compito vero e primo che l’uomo deve assolvere nel suo processo ascensionale che lo pone a diretto contatto con la divinità ed indi con la datività.

Donare se stessi è indice di evoluzione spirituale se in questo dono il fine non è l’ appagamento; anzi non deve nemmeno essere preso in considerazione poiché estraneo a questo stato d’essere.

Del resto parlare di operatività dell’anima senza toccare il tema della datività sarebbe come togliere l’acqua all’oceano e pretendere che però sia se stesso.

C’è comunque da capire che chi sovrintende per intero alla manifestazione, qualunque questa sia, lo fa tenendo conto dell’intero; le varie parzialità si adeguano perché i loro compiti sono inerenti e commisurati all’effetto che devono produrre.

Visto che si è accennato all’oceano, per far sì che esista occorre che ci sia l’acqua. Che poi venga dal cielo, arrivi dai fiumi o dai ghiacciai, è formalità che dipende da una compartecipazione ad un progetto comune dove il fiume può ben non sapere di dovere essere oceano e lo scopre trovando la sua essenza, l’acqua.

In questo lavoro comune ognuno si sceglie il suo percorso di adattamento all’ambiente per raggiungere uno scopo, che è poi la sua vita stessa come ed in quanto elemento naturale.

Ma l’acqua per essere tale ha bisogno di una condizione di stabilità che dipende da meccanismi atmosferici che, qualora dovessero variare, potrebbero ben provocare l’ essiccamento totale; cosa questa che per la vita attuale nel pianeta significherebbe estinzione dei generi.

Ecco che, quasi tornando a ritroso, da una situazione iniziale di ammasso indistinto è sufficiente determinare una condizione meteorologica appropriata per far sì che si generi l’acqua e tutto il resto per conseguenza. Il fatto poi che la manifestazione procedendo nel tempo sia diventata ciò che è, è ininfluente ai fini della determinazione della vita, poiché era già vita prima; casomai da una sua estensione (estensione della vita che era già prima) viene a caratterizzarsi un certo genere di vita vincolato all’acqua ed alla condizione termodinamica che ne permette, non l’applicazione, bensì la manifestazione.

Se consideriamo l’uomo nella sua struttura sottile ci si accorge che la stessa dipende da un insieme di fattori tutti concomitanti che partecipano (ognuno per sé) ad un progetto dove il fine non è conosciuto perché ognuno agisce per suo conto senza considerare (anche perché la ignora) la presenza di quelle altre forme di vita insite nel suo essere che assieme manifestano un composto diverso. Infatti, se paragoniamo l’acqua all’uomo stiamo solo verificando dei composti finiti e, pur tenendo conto (e anche rapportandoli) degli agglomerati che (l’acqua e l’uomo) manifestano nel loro essere fiume piuttosto che oceano, società piuttosto che nazione, non si sta ancora toccando il perché della loro manifestazione.

Cogliendo la continuità della manifestazione (l’acqua intesa come oceano e l’uomo come genere), si crede di aver trovato il fine della stessa, invece si sta solo esaminando ciò con cui si è interconnessi e di cui si ha facoltà di ricezione.

Avere la visione fisica (e concettualmente tale) sia del genere umano sia dell’oceano delimita uno squarciato di realtà che, pur se enorme, non tiene conto del perché è tale; e quanto poco sarebbe sufficiente per ribaltare completamente tutto.

Irrigare con l’acqua è una possibilità per fertilizzare un ambiente ma, se l’elemento acqua non dovesse più avere la sua caratteristica essenziale, ecco che qualunque tipo di soluzione ambientale verrebbe pian piano a decadere fino a doversi rendere conto che per progettare qualunque cosa bisognerebbe ricreare una situazione ambientale che ne possa permettere l’esecutività dell’azione. O creare, se ci si dovesse riferire all’ipotetico inizio quando tutto ciò si è verificato. O creare al momento se, come ed in quanto coscienza, si dovesse essere nella percezione della vita a livello minerale risentendo della necessità di trovare soluzioni alternative al solo essere roccia (pur comunque continuando ad essere roccia ma con qualcosa in più). O addirittura se si fosse nella percezione del calore che (in quanto elemento dominante) ponendo alternative al suo essere (e quindi differenziandosi come temperatura) genererebbe in automatico condizioni diverse di sviluppo e sintesi proiettate nel tempo per la loro definizione.

In apparenza ogni cosa si muove seguendo un suo indirizzo, ma nella sostanza tutto si sviluppa in funzione del vero elemento dominante che sulla Terra è il calore. Calore che la Terra non genera in automatico ma riceve in modo indotto dal Sole. E qui si tocca veramente il punto sostanziale da considerare e concepire per rendersi conto di cosa si è fatti e di come questo a livello sottile (e non ci si riferisce ai chakras) dipenda direttamente dallo animico solare dal quale l’uomo non è mai scisso o separato.

Nell’ambito della differenziazione termodinamica (e quindi da intendersi uomo nella sua struttura solare che è cosa ben diversa rispetto al corpo energetico dell’uomo dove i chakras rappresentano le valvole di interconnessione e scambio per una autoregolazione della forma in funzione del piano di sviluppo in cui deve agire) l’uomo è presente sotto forma di energia pura capace di determinare il suo iter (che è comunque collettivo e sostanziale e che può espandersi, come in effetti si espande, nell’intero sistema solare, volendo restare solo in quest’ambito).

È un fatto di coscienza. Più si va nel sottile, tanto più il concetto è universalmente sempre più profondo perché abbraccia l’essenza che poi compenetra (per l’appunto) tutto ciò che da lì si dipana. L’uomo solare determina l’uomo fisico senza però essere da quest’ultimo né vincolato né condizionato. L’uomo solare è la totalità degli uomini fisici poiché tutti lo contengono come essenza e ne sono compenetrati. L’uomo solare non è l’acqua per l’ oceano ma la condizione che permette che si formi l’acqua; e pertanto sempre racchiuso nella acqua come essenza originatrice.

Con il termine uomo solare si vuole evidenziare l’attinenza tra l’uomo ed il Sole, e come questo sia sempre presente nell’uomo non a livello vegetativo ma essenziale. Perché non è soltanto riferendosi al sole fisico (anche se sempre in attinenza ed aderenza con la Terra e pertanto anche con l’uomo di carne) che si può cogliere l’immensità di un progetto che abbraccia la vita in ogni suo aspetto e funzione. E, anche se evidentemente la mancanza del Sole non potrebbe più permettere la vita così come è intesa, il punto da cogliere è cosa veramente significa uomo solare e se si riesce a sentirsi tale. Perché così essendo, è letteralmente la vita che esplode dentro poiché si è veramente alla radice del sé dove la luce è formazione di qualunque presenza ed è sempre presente in qualunque presenza.

Non si sta parlando per enigmi ma in modo concreto, anche se non è facile cogliere l’ essenza che il Sole detiene in ognuno e che, in base a caratteristiche e capacità, ognuno coglie per ciò che può; per quanto può.

Fatto sta che, sintonizzandosi sul proprio sole interiore, appare il vero Sole da cui si dipana la struttura segreta che energizza e vitalizia l’eterico permettendo ai chakras di assolvere il loro compito – funzione di parti energetiche che legano più universi.

L’uomo ed il Sole sono come l’inezia ed il tutto ma, concepire che l’inezia è strutturata dal tutto (capire quindi che ogni cosa ha in sé l’essenza luce che è lontana tanto quanto manca alla concezione per realizzare la sintesi) porta ad espandersi verso un portale interiore che, se aperto, dimostra che la fisicità è esattamente lontananza dimensionale dalla pura essenza dove tutto è identico a se stesso in quanto potenza dell’increato che sa di poter manifestare qualunque cosa. Qualunque cosa senza dover mai prescindere da nulla e da se stesso.

E solo senza prescindere da se stesso l’uomo può trovare se stesso, quell’uomo solare che realizza il piano divino e sulla Terra e nel Sole.

A condizione però di creare il collegamento con questo essere, perché non è sufficiente capire, concepire che così è, occorre certificare che così è. Ed è cosa diversa.

Ma si può fare; si può fare energizzando proprio la “parte” che fa da ponte tra il proprio sole ed il Sole struttura che tutto sorregge ed esalta.

In questa energizzazione ci si espande fino ad incontrare la vita fondendosi con la stessa, e nel momento in cui accade c’è la determinazione ad attuare il piano divino, lo stesso piano (identico piano) che era già tale prima, ma non veniva né considerato né tanto meno esposto. Anche perché non noto, anche perché non ancora nella condizione di potere realizzare l’uomo solare, l’essere di luce che dalla luce trae l’essenza nell’esprimere la vita.

Si dice che le parole non riescono a dare vita alla realtà perché manca la concretezza ed è vero, ma solo attraverso le parole si può iniziare ad intravedere che l’eterico è un luogo di passaggio e non la meta; e che solo portandosi oltre il buio del sole apparente si trova il Sole reale, vero, interiore ed essenziale.

In questa essenzialità non può esserci il concetto ma il concepimento della realtà perché si è nell’onda che crea, che genera la forma dandole la sostanza che l’indefinito plasma quando vuole che il finito appaia.

Ma appare anche l’indefinito quando il finito (quando l’uomo) si sa vestire di quella luce che lo caratterizza veramente come spirito (uomo trasmutato) che illumina la forma per darle la giusta sostanza.

C’è un nesso ben preciso tra il Sole ed il sole interiore, c’è una porta, c’è un passaggio; ed un sentiero che unisce veramente il corpo allo spirito andando oltre la mente: è la porta della anima. E della animazione se si riesce ad essere l’uomo solare che usa il suo cielo per dipingere la realtà che deve manifestarsi in linea ed aderenza con il piano divino; con il piano dove la sperimentazione non viene nemmeno considerata perché nel presupposto c’è già tutto un codice che ne dimostrerà l’esattezza ed in qualunque modo si proceda.

Perché qualunque sia l’agire, sempre il risultato avrà la certezza di potere dimostrare che la realtà è una conseguenza di ciò che si è.

Se si è anima, se la porta è aperta, se il sentiero unisce, allora non c’è differenza tra essere uomo in Terra o uomo solare il cielo. Tanto il cielo è interiore e contiene tutto ciò di cui la realtà abbisogna per esprimersi; così da espandersi come forma per dovere – potere ricercare l’essenza che la definisce tale.

Vediamo di capire cos’è l’anima e perché la sua luce irraggia guarendo, istruendo e trasformando. Vediamo veramente di concepire la luce non in senso metaforico ma per ciò che offre (già), può dare ed intende realizzare.

Ovvio quindi che l’uomo solare è un essere vivente solo quando l’uomo, trasformando se stesso, attua i principi fondamentale che, celati nell’alchimia sacra, sono ora utili e disponibili per la grande trasmutazione aprendo in Terra la porta del Cielo.

Luce sia sta ad indicare che solo attraverso la luce si è; viceversa forse si sarà.

Il Sole, nelle sue forme (e quindi non solo a livello calore) può essere assimilato in modi diversi per far sì che produca (respirandolo) benessere, rigenerazione e trasmutazione.

E questo non è soltanto possibile ma auspicabile che avvenga in tempi brevi.

 

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