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21 febbraio 2005

 

La diversità dagli altri consente anche di stabilire su quali punti si può procedere verso un traguardo comune.

Un progetto comune prevede dei compiti da svolgere la cui attuazione è vincolata agli impegni assunti.

Stabilire dei compiti tra uomini vuol dire appoggiarsi ad una fiducia reciproca per ottenere risultati più o meno soddisfacenti. Risultati che possono essere di vario tipo e nell’ambito di una scala gerarchica dove vengono svolti compiti e mansioni.

Un compito comune a tutti gli uomini è indagare sul proprio essere ed ognuno lo fa in funzione di come concepisce.

Anche chi non indaga si comporta così perché tale è il suo stato di coscienza.

Così come indagare troppo non deve diventare un’ossessione se non si trovano sbocchi energetici che non consentono di andare oltre.

Oltre che può essere di vario tipo. Proiettato verso la salvezza dell’anima o più semplicemente verso ciò che la vita cela a chi non ha ancora maturato idonei strumenti per l’indagine.

La salvezza dell’anima è un luogo comune cui far riferimento quando l’al di là dal fisico sembra essere la destinazione finale di ognuno per essere giudicato in funzione del suo vissuto.

La salvezza dell’anima è anche un pretesto su cui appoggiarsi per rinunciare a considerare che uomo ed anima possono essere la stessa cosa se si arriva da vivi in Terra a definire qual è il ruolo dell’uomo e quale quello dell’anima. Capendo però qual è l’attributo dell’anima e come fare, da uomo, a relazionarsi con ciò che dovrebbe essere salvato in funzione di quanto è stato fatto sulla Terra.

Se l’anima è una entità a se stante rispetto all’uomo non ha colpa per ciò che fa l’uomo.

E se l’uomo si comporta in un dato modo perché la sua anima glielo impone ciò vuol dire che uomo (inteso come io pensante) ed anima non sono sullo stesso piano. E che il piano dell’anima presuppone un piano dell’anima sia come provenienza sia come proiezione.

Un traguardo comune per gli uomini può senz’altro essere indagare sulla propria anima. E anche considerando ogni possibile diversità (tra gli uomini) ciò non toglie che ognuno nasca (e se ha un’anima proviene) per poi dover morire (anima che va o da dove proviene o verso qualcosa di altro che ancora sfugge).

Risposta questa che potrebbe proprio derivare dall’anima e dal modo in cui ognuno si relaziona con se stesso nella profondità dove l’anima risiede. Profondità che può ben essere un luogo invisibile perché inaccessibile alla mente umana ed all’uomo in generale.

Del resto gli organi fisici hanno un determinato campo di azione e quelli psichici un altro.

Il fatto che non ci soffermi abbastanza sulla conoscenza di come l’uomo è fatto ad un livello meno denso della materia non vuol dire che tale livello non esista, anche se ignorato.

Chi indaga qualcosa trova. Scopre che dentro di sé c’è un mondo parallelo ed anche molto di più pur non sapendo bene come relazionarvisi e come fare per essere presente con la vigilità che lo contraddistingue come figura umana. Anche perché, se c’è separazione tra uomo fisico e ciò che egli stesso è in un suo stato più profondo della coscienza, all’appello manca un anello molto importante. Un anello addirittura essenziale alla contemporaneità dell’azione unica dove tutto avviene perché così è. Perché nelle varie autonomie (dimensionali) c’è la compensazione a ciò che si contiene venendo compensati per ciò che manca da chi, contenitore, deve a sua volta essere implicitamente presente e contenuto in ogni cosa pur rappresentando l’essenza stessa delle cose.

La contemporaneità dell’azione unica è lezione ostica, difficile da comprendere ed assimilare perché apre agli universi e li scompatta facendo sì che le dimensioni siano facce evidenti di ciò che resta celato per mancanza di attributi e di capacità. Di ciò che resta celato fin tanto che non interviene una unificazione tra due anelli formando un contenitore che ne è sintesi senza annullarli; perché nelle loro dimensioni esistono e si esprimono contribuendo alla multidimensionalità della azione unica e contemporanea.

Il tempo si apre al tempo ed innestando un processo di auto analisi scompatta le relatività organizzandole su nuove basi per far sì che risulti evidente che tutto è presente, in ogni dimensione; che tutto è ora se si è in linea col processo della azione unica che tiene costantemente unite le relatività al tutto senza che possano inficiare il processo a causa della loro mancanza di capacità (mancanza di capacità che per l’appunto viene vincolata e racchiusa nelle varie relatività stesse).

In effetti il processo è sempre istantaneo ed immediato (dovendo tener conto dei vari assetti dimensionali), tutto è contemporaneamente ora ma occorrono mezzi che diano capacità per concepire.

L’anima permette proprio questo perché fondendovisi l’uomo esercita una sua prerogativa di base: essere contenitore di tutto contenuto nel tutto. Contenitore di se stesso.

 

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