F M O O

fmoo@ottavaora.it

Diversi

10 febbraio 2004

 

Ci si sveglia un mattino e si scopre d’essere diversi. Percettivamente diversi.

Un mattino, perché l’attimo prima era sera. Ci si sveglia perché si comprende bene che lo stato precedente non era di veglia.

È successo qualcosa. Qualcosa che rende diversi in un ambiente di diversi. Ma paradossalmente a proprio agio perché fa parte della propria natura. Nuova natura non più soggetta a leggi fisiche gravitazionali.

Ci si spoglia del corpo in un nuovo corpo. Si scopre la vita “oltre” la vita.

Questo fa sì che ci si fermi a riflettere sul perché delle cose apparenti e come le stesse abbiano un compito da svolgere in un processo che coinvolge più strati della “materia” senza che ce ne si renda conto.

Anche perché la natura fisica non lo prevede. Non è possibile infatti cogliere con organi fisici ciò che va oltre la sensibilità per cui gli stessi sono tarati.

Non si coglie l’invisibile perché non si hanno sensi idonei a recepirlo.

L’invisibile esiste perché non si ha capacità di “afferrarlo”. Ed indi concepirlo.

Non si avevano, perché nella nuova condizione tutto cambia. È cambiato. Ed appare ciò che prima si temeva, o si sperava: l’ultrafisicità.

Extrafisico che non è ancora extraterrestre. Si sta solo visitando l’aldilà. Aldilà che appare per spiegare la vita oltre la morte fisica. E come invece non muoia l’energia psichica che coabita nel corpo fisico, anche se alimenta solo una relatività più sottile rispetto a quella umana.

Uomo fisico e uomo psichico coesistono in realtà parallele le cui strutture attengono alle loro funzioni associate poiché frutto di determinati interessi.

Per poterlo verificare si potrebbe anche pensare di scindere il male dal bene. Ma questo sarebbe un errore; un grave errore nei confronti di una struttura che, diversa da quella umana, viaggia su parametri del tutto diversi; ed anche inconsueti.

Questa struttura, associata all’uomo psichico, non è indenne da interferenze umane. Anzi si alimenta delle stesse per sopravvivere.

Ciò non toglie che i punti di vista siano diversi. Come diverso è il modo di vivere e concepire la vita.

La libera esperienza è alla base di tutto. Anzi diventa necessaria per potersi esprimere.

La sofferenza è dovuta dal modo di contrapporsi nei confronti di una cultura che fa di bene e male gli antipodi della struttura stessa. Così che ogni cosa abbia necessità di trovare un equilibrio per avere corretta collocazione. Ma dovendosi equilibrare da sé perché, prodotta dall’uomo psichico, vive in funzione dello equilibrio che lo stesso trasmette poiché così concepisce.

Nella struttura umana (soggetta a regole morali, etiche e religiose e poiché la azione non ha la  immediatezza propria dell’uomo psichico) gli equilibri sono concause di valori associati agli opposti.

Come dire che l’unicità determinerebbe la fine del mondo fisico in quanto non più utile per esprimere funzioni la cui natura si scontrerebbe col principio dell'unicità. A meno che non cambi la coscienza, riassorbendo così ciò che nella dualità fa apparire bene e male come opposti che per identificarsi devono lottare.

Tutto questo non è necessario. Anche perché nella struttura psichica il valore base è l’immortalità. Cosa che necessariamente pone la vita sotto una luce diversa dove ogni esperienza è lecita al fine della conoscenza.

L’apparente scontro etico (e per certi versi quasi aberrante nei confronti di morale, dignità, religione, rispetto e tutto ciò che ha significato nella concezione umana riguardo ai sentimenti) trova scarsa sensibilità nella struttura psichica. Ed infatti, poiché è importante esprimersi liberamente, il concetto Amore viene vissuto in modo diverso. Perché diversamente concepito.

Amore è libertà di poter fare tutto sempre senza timore di arrecare danno alcuno poiché tutti immuni da qualsivoglia limite, stortura o incapacità nel creare una realtà su misura per la propria libertà. Ed in funzione del proprio modo di concepire.

Ecco che allora realtà fisica e realtà psichica, coesistendo parallelamente si imprigionano a vicenda e, mentre quella fisica (conscia per l’uomo fisico) deve sottostare a spazio – tempo e dualità, quella psichica (inconscia per l’uomo fisico) si può manifestare solo quando la vigilità dell’uomo abbassa la guardia e consente il venir fuori di tutto ciò che in apparenza sembra anche in contrapposizione col proprio stato d’essere.

Contrapposizione apparente comunque perché alla base questi distinguo non esistono. O per lo meno ci sono solo perché i condizionamenti ne determinano la consistenza. Oltre l’oggettiva impossibilità per l’uomo fisico di agire nella maniera, e con l’immediatezza, tipica dell’uomo psichico.

Valori e contraddizioni sono dunque aspetti di una relatività propria anche dello osservatore che, giudicando, esprime ciò che sente attribuendolo poi all’altrui personalità.

Ma così non è perché infatti ciò che si determina è soltanto un tipo diverso di dualità dove fisico e psichico devono raggiungere un equilibrio atto a configurare l’uomo nuovo. Un nuovo essere capace di interagire, ed anche agire, in una realtà che modificandosi modifica l’ambiente ed i sensi con cui diventa normale il concepire.

Tutto in funzione di un passaggio dimensionale che apre porte oscure e rende evidente ciò che prima, nascosto alla coscienza dell’uomo fisico, aveva necessità di dover vivere, attraverso l’uomo psichico, in una zona preclusa alla vigilità.

Essere vigili diventa ora una necessità. Esserlo sempre non può che unificare due realtà fondendole in un insieme dove chi lo coglie è già un essere totalmente rinnovato.

indietro

home