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Io terreno, extraterrestri ed entità 

30 agosto 2003

 

Si può fare un’esperienza se è possibile concepirla. Viceversa l’esperienza risulterebbe traumatica per la coscienza; troppo traumatica, al punto da essere nociva.

La possibilità di sopportazione è in stretta connessione con la capacità di supportazione e, pur essendo vero che ogni nuova esperienza amplia la coscienza e la rende elastica per nuove più profonde concezioni, è altrettanto vero che tutto debba avvenire all’interno di parametri ben precisi e, per prima cosa, accettabili. Accettabili anche perché, se la coscienza rifiuta, non sostiene e non vede.

Spingersi in un cammino di ricerca spirituale comporta dover verificare ciò che la ricerca propone e fin dove si è disposti ad arrivare.

Anche perché, spingendosi oltre, occorre adeguatamente cambiare per essere in grado di supportare quanto il cammino indica e propone.

Il cambiamento, ogni cambiamento, può essere reale o ipotetico; può riguardare la coscienza o più semplicemente la conoscenza. Può riguardare cioè quella parte di sé che ha bisogno di nozioni da incamerare ed elaborare così da passarle al vaglio della coscienza, per capire se possono essere fatte proprie oppure scivolare via perché non ancora nella condizione di supportarne il peso e la ragione.

La luce riflessa è ciò di cui si serve l’uomo per concepire la vita e, nel farlo, non si rende conto che l’immagine che interpreta è limitata ai suoi organi di percezione fisica; organi che si sono sviluppati in funzione di una determinata coscienza, e che non possono andare oltre a ciò che la coscienza stessa è in grado di concepire. Organi che non sono in grado di supportare ciò che, pur esistendo, non rientra in una logica resa razionale da ciò che la coscienza è in grado di valutare.

L’io terreno ha vita autonoma e collettiva ma, ciò che più conta, ha la volontà per potere sperimentare su altri mondi ed in altre dimensioni e può farlo solo se decide di volere approfondire la sua conoscenza spingendosi al di là di fantasie e superstizioni. Spingendosi in un viaggio che lo porta a considerare l’esistenza di altri mondi su piani di coscienza raggiungibili con una tecnologia che, coinvolgendo anche il corpo, usa la coscienza come veicolo per la trasmissione e gli spostamenti in altre realtà di vita. Realtà di vita diverse per forma e consistenza rispetto alla fisicità umana.

Questo però bisogna volerlo fare per prepararsi ad appurare ciò che, se non fatto, resta solo a livello teorico e di supposizione; a livello di possibilità.

La realtà si concretizza in chi la sperimenta nel suo essere, e per questo è sempre molto relativa; relativa alla capacità che si ha nel percepirla. La stessa realtà viene, infatti, percepita in modi diversi in base a come si è costituiti ed in funzione di quanto si vuole approfondire.

La vita terrena è un tipo di approfondimento della realtà ma viene chiamata vita, però ciò non toglie che la vita sia sempre, anche se in forme e concetti diversi da quelli umani che sicuramente non sono assoluti.

L’approfondimento è relativo alla sperimentazione che si attua e l’uomo sperimenta la sua vita a livello parziale; di una parte ne ha coscienza e per il resto gli manca.

L’io terreno ha coscienza di ciò che vede, tocca e concepisce ma qui si ferma; il resto, tutto ciò che reputa come oltre, è solo speranza. Manca la certezza perché non c’è la relativa sperimentazione, quel toccare con mano una realtà che resta invisibile in quanto non vengono coltivate le condizione atte a recepirla.

Ormai, comunque, non si tratta più di dovere concepire se il paranormale è una realtà per pochi o per chiunque reputando quest’ipotetico mondo come stato d’essere oltre la normalità convenzionale, si tratta di accorgersi che c’è vita vera a livelli diversi anche in quel tempo spazio che sembra d’ostacolo per la crescita, la conoscenza e la spiritualità.

Poiché è ovvio che si concepisce in base alle proprie capacità, è evidente che, se si vuole appurare la vita oltre la convenzionale terrenità, bisogna farlo. Farlo e non fermarsi di fronte al minimo ostacolo solo perché spaventa proprio quell’oltre che in apparenza si vorrebbe scrutare.

La verifica e l’apprendimento sono temi costanti nell’universo e l’uomo non è esente da questa regola; demandando ad altri sue responsabilità relative alla coscienza ed alla spiritualità, resta intrappolato sempre più in una spiritualità riferita, spesso, da chi a sua volta non è capace di approfondire per se stesso.

Certamente, in apparenza, all’uomo sembra d’aver risolto il problema spiritualità delegando altri alla propria interiorità, però, così facendo, ingigantisce soltanto ciò che, rinviato, è questione di tempo ma prima o poi deve affrontare, cogliere e superare. Avendone coscienza, acquisendo la necessaria coscienza relativa a ciò che ha sperimentato vivendolo.

Vivere la vita in modo più completo ed anche più consono rispetto a chi a parole si riempie di spiritualità, spinge l’uomo necessariamente ad una conoscenza diretta di ciò che dovrà verificare, suo malgrado (e non perché sia sbagliato o, per lui, nocivo) quando meno se lo aspetta. Così da poter rimanere veramente traumatizzato da ciò che non ha voluto conoscere e sperimentare in una condizione di volontarietà.

Quando si è costretti a subire si è sicuramente in una condizione di inferiorità; quando è la propria decisione a fare affrontare la vita in modo più aperto e spontaneo, è la vita stessa (che sempre esiste ad ogni livello) ad offrirsi; a mostrarsi nelle sue molteplici possibilità.

Vita e possibilità di vita sono ormai temi fa dovere considerare seriamente ad un livello di apprendimento e sperimentazione ben più profondo del semplice io terreno per acquisire la consapevolezza che si è vivi anche a livelli più profondi della coscienza, e questo non viene considerato nemmeno come possibilità.

La vita va incontro a chi vuol cogliere la vita, ma lo fa anche nei confronti di chi non ha questo desiderio o volontà. Ben per questo bisogna essere pronti o ad affrontare in seguito l’incombente, o a ricercare ora l’evidente; evidente che non si coglie solo perché non si vuole vedere; evidente che si rifiuta di vedere perché ci si rifugia dietro una cortina energetica che aiuta, protegge ed alimenta (ma danneggia anche) il piccolo io terreno.

Ci sono tanti fratelli, sviluppati e progrediti oltre l’immaginabile (per l’uomo), pronti ad assistere ed aiutare chi si pone verso questo tipo di conoscenza ed apprendimento se solo viene loro richiesto di apparire. Apparire anche in sembianze che forse non esaltano e soddisfano quelle aspettative spirituali in cui l’io terreno ha riposto la sua fede nella certezza, ma sono fratelli che esistono nella loro realtà dove ciò che conta è la coscienza. Così da dimostrare che in fondo la forma è solo una conseguenza relativa al posto dove si risiede, che può essere un pianeta diverso, una stella; o più semplicemente una dimensione di consapevolezza diversa dove la forma non è nemmeno necessaria e conta solo l’unicità.

Unicità di essere ed esistere, cosa questa che, per essere consapevolmente acquisita, necessita del cammino da compiere per appurare quanto ora si sta spontaneamente offrendo all’io terreno per aiutarlo in questo suo delicato momento di transizione per potere entrare in una realtà più profonda.

Per chi vuole c’è la possibilità concreta di provare; senza formalizzarsi a chiamare questi aiuti col nome di extraterrestri o entità. Questo non è importante. Non lo è per niente.

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