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Un modo novo di dire la verità: dirla

9 settembre 2004

Il fatto stesso che l’uomo è consapevole di essere vivo perché munito di un corpo fisico limita a questo la sua consapevolezza sulla vita. Esiste cioè una connessione tra uomo e corpo così profonda che l’uomo non riesce a definirsi tale se gli manca la fisicità.

Questo è l’aspetto apparente, anche se all’uomo può apparire essenziale.

La fisicità è una componente dell’uomo, non l’uomo.

Questo essere, l’uomo, è un’entità viva a prescindere dalla fisicità. Ed infatti continua a vivere dopo essere “morto” e torna a (ri)vivere quando (ri)nasce.

È una presenza costante che non si esaurisce nella fisicità.

La forma fisica è solo un tipo di vita e non la vita. Anche se l’uomo crede che per essere vivi bisogna essere uomini.

Il concetto vita legato alla fisicità (e se vogliamo alla terrenità) è molto limitato. Cosa questa che limita l’esistenza e non consente (all’uomo) di affacciarsi dove la vita è tale pur senza la forma con la quale l’uomo la etichetta. Non consente che possa esserci un’apertura (a livello di coscienza) verso tutto ciò che, siccome esiste (o è ipotizzabile che esista), può (e deve) essere definito vita: vivo nella vita.

La sostanzialità dell’universo è la vita, non la fisicità.

Vita è tutto ciò che è. E non perché ci sia vita nella vita, ma perché vita è l’insieme (tutto) che contemporaneamente vive e si esprime su più livelli solo perché chi percepisce ha capacità ridotta al livello in cui opera proprio per apprendere l’esistenza (e la vita) su differenti piani di percezione e coscienza.

Percepire la vita equivale a viverla in maniera funzionale a come la si percepisce perché così la si intende.

Equivale perché così si crede. La vita infatti non è funzionale a chi percepisce, caso mai questo è un aspetto dell’animazione della vita su un piano di sviluppo (coscienza) che non può condizionare le qualità della vita.

Un essere limitato limita se stesso alla sua percezione. Non può certamente limitare la vita nella sua completezza.

L’essere umano, proprio perché tale, è un essere ed un umano.

L’uomo conosce e comprende cosa significhi uomo, ma non cosa significhi l’essere. Non conosce la potenza della vita racchiusa nell’essere e tutta la sua armonica struttura che abbraccia mondi e l’intera galassia, senza volersi spingere oltre (per il momento).

L’essere è colui che è, sempre; a prescinder quindi dal luogo in cui si manifesta che può essere la Terra (uomo in quanto uomo), oppure qualunque altro “posto” che può non avere consistenza spazio temporale.

Il concetto (e la visione) della forma (anche umana) non deve condizionare al punto da trarre degli assiomi di riferimento che poi si risolvono in condizionamenti, da dovere superare per liberarsi da ciò che “erroneamente” si è costruito.

L’uomo si vede per ciò che è ed è normale che si accetti nel modo in cui si concepisce (per come è stato abituato a concepirsi). Tutto il resto è un ignoto che lo separa da una realtà che quasi sempre non viene minimamente presa in considerazione; e che appartiene ad ambiti religiosi e filosofici che spiegano provenienza e proiezione in modo funzionale a quanto hanno concepito sulla vita e sull’essere.

La verità quindi resta celata a chi non ha occhi buoni per vedere ed appartiene (fin dove arriva) a chi entra a far parte di schemi o categorie che si tramandano insegnamenti segreti occultandoli ai più.

E molto spesso, a via di occultare, anche i “detentori” scambiano per verità ciò che è simbolico e prendono alla lettera verità occultate che poi sono costretti a dogmatizzare perché non intelligibili.

La realtà materiale e fenomenica apparentemente sembra completa perché è quella visibile ed intelligibile (visibile perché intelligibile!). Tutto il resto sembra far parte di una sfera nella quale si addentrano religioni e scuole di pensiero alla ricerca di sé, di chi si è.

Il misticismo che ne deriva è anche arte magica. Nel senso che chi vi si addentra viene a contatto con stati d’essere particolari rispetto alla fisicità, e nei quali (in questi stati d’essere) l’essere si manifesta in modo più profondo e consapevole permettendo un controllo superiore rispetto alla norma (su fisicità e “materia”).

Lo stato d’essere e la mancanza di spiegazioni razionali (anche perché non c’è ancora una conoscenza approfondita sulle mappe cerebrali che nei circuiti racchiudono logiche di sistemi diversi rispetto a quello solare) rendono, questi mistici, capaci di particolarità fisiche (senza nulla togliere al profondo rispetto verso la loro levatura spirituale).

Visto il sorgere di una nuova era, e poiché quest’era prevede (ed è possibile solo a questa condizione) l’innalzamento dell’essere umano in una sfera dimensionale in cui la normalità fisica è quella dei mistici o di chi (in Terra da uomo) è dotato di “caratteristiche (poteri)” straordinari, ecco che nei cuori degli uomini inizia a vibrare una forza nuova propria dell’essere spirituale che è l’uomo in uno stato più profondo rispetto all’uomo fisico condizionato dalla specie e dalla terrenità.

Si passa, dall’uomo che deriva dall’animale (con aspirazione di coscienza tendente all’amore), all’essere che incarna l’uomo per spiritualizzare la materia.

E tutto questo, avvenendo, trasforma e dà nuova conoscenza. Una conoscenza che va svelata per potere essere attuata.

 

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