F M O O

fmoo@ottavaora.it

L'ovvietà dell'ascensione

16 agosto  2003

 

Coscienza è per certi versi ascensione verso più profondi gradi dell’essere. Ascensione che, attraverso la conoscenza, permette alla coscienza di perforare il sottile strato energetico che la condiziona ad un vissuto comune relativo ad eventi entro la cui portata crescere per immettersi in una realtà che, solo se recepita veramente, consente di concepire quanto prima non poteva minimamente essere considerato.

L’immissione in una nuova realtà comporta la capacità a poterlo fare e presuppone un adeguamento a tale forma di vibrazione, perché tutto vibra in funzione del suo essere proporzionato e commisurato alla forma che assume.

La forma fisica è un insieme prodotto da vibrazioni sia di natura corpuscolare sia di natura ondulatoria.

Questo comporta l’oggettiva difficoltà a non riuscire ad identificarsi in pieno nel proprio essere perché, infatti, lo sviluppo avviene su piani diversi che non hanno ancora raggiunto la omogeneità necessaria che ingloba sia le dimensioni spaziali sia quella temporale.

Questo passaggio, quando avverrà, costituirà un’ascensione della coscienza verso un suo più profondo stato del concepire la materia (dalla quale trae spunto) come energia verso la quale esaurire la sua sete di apprendimento nei confronti di ciò che le sfugge poiché di origine e grado molto più sottile rispetto alla sua sensibilità di percezione.

La naturale propensione verso ciò che attrae è impressa in modo sostanziale in tutta la natura e, nel delicato equilibrio dovuto alla sopravvivenza (come continuità di ciò che è ormai noto), si colloca il tempo che funge da filtro (sia per la continuità sia per l’evoluzione) rallentatore nei confronti di uno stato neutro che, qualora attuato, determinerebbe l’ annichilimento della materia stessa poiché non più necessaria alla conoscenza.

L’equilibrio statico che s’insegue è comunque solo apparente perché, qualora divenisse sostanziale, annullerebbe ogni forza attrattiva e repulsiva, cosa che per l’appunto renderebbe impossibile la manifestazione della luce stessa nella sua forma e corpuscolare e ondulatoria.

Può avvenire invece una fusione, logica e complementare delle forme che la attuano, quando la natura si modifica come forma prendendo spunto da ciò che in definitiva la costituisce, qualora il processo fosse inquadrato da una focale di emanazione piuttosto che di assorbimento. Qualora l’essenza che sprigiona diventasse fulcro attrattivo nei confronti della sintesi dovuta e determinata dalla modificazione dei campi energetici (spaziali e temporali) che confluirebbero, costituendolo, un piano di sviluppo che in sé riassume quanto fin lì determinato (dai campi separati ma in lenta e progressiva fase d’unificazione con graduale assorbimento del loro essere in un unico essere formatore proprio del nuovo piano di sviluppo).

Quando ciò succede c’è l’ascensione della coscienza.

Ascensione che è cosa diversa dall’espansione poiché nell’ascensione si realizza e verifica il passaggio dimensionale che (anziché essere visto come salto trascendentale nei confronti dell’immanente realtà così concepita) diventa il logico sbocco, e meglio ancora germoglio, della coscienza in un suo (attuato) più profondo stato d’essere.

Ora la coscienza è chiamata ad un passaggio di quinta dimensione dovendo inglobare in sé la dimensione temporale, proprio come ha sempre gradualmente fatto nel suo collocarsi sul piano temporale unificando sempre meglio le sue caratteristiche spaziali.

Le dimensioni dello spazio possono veramente fondersi con quella del tempo, solo quando c’è la capacità dello stato che le contempla; cosa questa propria della quinta dimensione dove l’uomo risorge a nuova vita conquistando l’immortalità del suo essere. Cosa questa logica, plausibile e perfino ovvia poiché nell’ascensione, in questa ascensione, l’uomo ingloba in sé gli elementi temporali e spaziali (che potevano solo agire su piani differenziati che inseguivano l’unione come sbocco sia per la continuità sia per l’esistenza stessa).

Tutto questo comunque si compone di “momenti” critici e particolari dove la presa del possesso coincide con la perdita della natura (ondulatoria e corpuscolare) che era necessaria per quel tipo di sperimentazione.

Un’ascensione è sempre una grande festa; un avvenimento, eccezionale e preparato, che serve alla natura per concepire l’iter della sua vera natura.

È una nascita, è un risveglio, è una resurrezione; è essere vivi dentro di sé riconoscendo che tutto è dentro se stessi e non oltre.

indietro

home