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Parole magiche e simboli sacri

27 ottobre  2003

 

Parole ed immagini sono il veicolo di trasmissione ed apprendimento che l’uomo adopera per comunicare. Ed anche per conoscere. Perché da sempre la conoscenza all’uomo è stata comunicata attraverso parole magiche e simboli sacri, gradino superiore dell’apprendimento dove la parola rimbomba chiara, o sussurrata all’orecchio, ed il simbolo dà l’immediata percezione del concetto. Gradino superiore perché l’uomo preposto all’apprendimento (perché volontariamente proiettato all’ascolto di ciò che reputa esistente oltre i limiti della sua fisicità) riceve in un suo stato di coscienza più sottile perché è aperto e proteso verso la sua interiorità; all’ascolto della voce dell’anima.

L’interiorità che parla è anche in grado di farsi riconoscere facendo vedere ciò che con i suoi occhi concepisce; quasi a dare una vista diversa all’uomo perché lo munisce di un senso che va oltre la fisicità in quanto appartiene ad un essere energetico che ristagna ancora in una condizione che l’uomo di carne non concepisce né percepisce.

Ecco che allora si trasforma la visione perché cambia la concezione. Quando l’uomo riesce a fondersi con l’essere energetico che egli stesso è in una sua condizione – dimensione che sta oltre il suo normale stato di vigilità, diventa di fatto un uomo diverso, rinato; diventa un essere capace di percepire, ricevere ed osservare quel che egli stesso normalmente abbraccia in quella condizione che non è ancora dell’uomo fisico. E non la è proprio perché tra uomo di carne ed uomo energetico esiste un varco da colmare; si deve realizzare una coscienza unica che contempli contemporaneamente e contestualmente tanto l’uomo di carne quanto l’essere che va oltre la fisicità e non si estingue nella stessa.

In effetti deve nascere un uomo che sa di trovarsi in Terra per adempiere ad un compito particolare; un uomo che ha consapevolezza che, finito tale percorso, non deve autoeliminare la figura che gli ha consentito di svolgere il “lavoro”. Anche perchè, se c’è tale coscienza, diviene superfluo che il corpo debba cessare di esistere fisicamente per in seguito approfondire e verificare che non è necessario dover morire per capire che la morte non esiste. Lo ha capito già e, se così non fosse, l’uomo non avrebbe ancora realizzato tale tipo di coscienza.

L’immortalità dell’anima viene trasferita alla consapevolezza del corpo quando l’uomo di carne diventa l’energia che lo compone e che gli sfugge perché la visione non è completa. Come non è completa la coscienza perché egli non sa che, per potere essere così com’è, l’uomo di carne è un assieme indescrivibile di esseri che in lui, attraverso lui, ed oltre lui svolgono attività autonome ed al tempo stesso vincolate all’insieme che animano. Questo assieme è energetico, è compatto perché ogni parte sa esattamente cosa fare senza bisogno alcuno che le si dica come comportarsi. È lezione già appresa e compito che ogni parte sa svolgere perché è già intercorso l’opportuno insegnamento. Necessità ed esperienza hanno prodotto ciò che la parte sa specificare, e ciò è avvenuto attraverso un cammino di crescita ed approfondimento che può ora continuare su basi consolidate che permettono di partecipare a progetti più ampi. L’uomo, composto da tutte le sue parti, visto che le stesse lo supportano bene e lo assistono, può da uomo rendersi conto con coscienza di ciò che gli viene incontro e che può (trasmesso anche alle sue parti che possono comprendere perché lui, se vuole, fa da trasduttore energetico e cosciente) diventare nuovo messaggio su cui edificare una nuova vita.

Ecco che allora parole e simboli tornano in auge per dare lustro ad un’epoca in cui la consapevolezza assurge a guida di una dimensione che ben per questo può fare un passaggio qualitativo a livello di umanità, di uomo e di ogni singola parte che lo compone.

Le parole dette e ripetute lanciano messaggi in piani sottili dove la risposta è un obbligo perché vige il principio di esaudire la richiesta (purché fatta nei debiti modi ed alla condizione che chi richiede sia poi in grado di supportarne portata ed entità) ed a significare che una richiesta può anche essere evasa nel tempo per dare agio di poterla recepire; o per rendere comprensibile ciò che, tutto assieme, risulterebbe inconcepibile.

Così come inconcepibili risultano i simboli, i simboli sacri e particolari, se non ci si sofferma ad esaminarli nel profondo di se stessi di modo che, a guisa di richiesta, ottengano la risposta, la giusta e corretta risposta.

Quando ci si pone ad esaminare un simbolo bisogna innanzitutto cogliere il messaggio che ne scaturisce a livello di sensazione; bisogna considerare lo stato d’animo che produce e quelli nuovi, i nuovi simboli, sono tutti all’insegna della Pace. Devono dare subito, immediatamente il senso della tranquillità interiore, quella Pace di cui la coscienza è alla ricerca per potersi aprire e comprendere il messaggio che vi è impresso.

È importante capire che lo stato d’animo che si viene a produrre può non essere omogeneo per tutti, ma il messaggio profondo che il simbolo racchiude, se lo si sa cogliere, deve essere uguale per tutti. Perché non si tratta d’interpretare soggettivamente, ma di far sì che sia il simbolo a parlare chiarendo qual è il messaggio che contiene.

Dai simboli poi si fanno effigie a tutela e protezione ma ciò che conta veramente è l’indelebile energia che coglie chi se lo sente vivo dentro perché ne ha colto senso, risposta e significato; mentre poco importa la debole energia che il simbolo riprodotto può emanare. In effetti un simbolo è un concentrato d’energia e per questo deve essere vissuta con la propria interiorità per poterla cogliere, e fruire sia del messaggio sia degli effetti benefici che produce.

Ci sono simboli che sono veri e propri messaggi universali per l’umanità e su questi occorrerebbe concentrarsi e centrarsi per coglierne l’essenza ed entrare in contatto simbiotico con chi li ha prodotti.

Quando questo avverrà il beneficio sarà enorme perché a livello di coscienza collettiva si verificherà sempre più un’apertura verso quelle dimensioni invisibili che così agendo (anche attraverso i simboli) stanno cercando di comunicare in modo più diretto.

Sollecitare l’attenzione serve infatti a svegliare ed indurre al contatto senza però limitarsi ad una superficiale conoscenza; andando nel profondo del simbolo si recepisce il messaggio ed appare il messaggero.

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