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Reintegrazione

21 marzo 2005

 

Reintegrazione come concetto base per ricostituire la forma basandosi sulla sostanza.

 

Reintegrare l’umano a ciò che la sua natura può esprimere rappresenta la svolta che inserisce la coscienza in un nuovo piano dimensionale.

Stabilire che la coscienza è lo strumento attraverso cui si acquisisce consapevolezza della vita non deve costituire un assunto su cui edificare una realtà da constatare. Constatare considerando che mentre lo si fa si diventa anche il frutto dell’esperienza,; la sintesi del proprio vissuto.

 

Coscienza è ciò che si è mentre si apprende; consapevolezza è la sintesi di ciò che si è appreso, il contenitore che contiene se stesso, la maturazione di un processo di assorbimento che permette di divenire esaminandosi. Esaminando per esaminarsi dovendo riconoscere che il nuovo che si constata è realtà che emerge da una profondità che se fosse oltre se stessi costituirebbe una alternativa da dovere ancora considerare per autoriconoscersi come essenza che è sintesi di totalità reintegrata e reintegrante.

 

Il concetto di forma, di manifestazione in quanto forma, è strettamente legato e connesso all’ ambiente. Qualunque identificazione ha necessità di riferimenti e più questi sono di rodine e natura fisica, tanto più c’è necessità di considerare la vita come qualcosa che necessita di una consistenza reale (nel senso di tangibile e materiale).

 

La forma umana sarebbe del tutto fuor di luogo in un ambiente non consono alle sue esigenze e non disposto ad ospitarla. Anzi tale ambiente non la produrrebbe nemmeno a meno che non vi venga introdotta per inseminazione per tentare di adattare l’ambiente alla specie procedendo in modo da renderlo neutrale e poi accogliente. Proprio come se durante una esplorazione della galassia, trovando un pianeta con una atmosfera non nociva per la sua salute, l’uomo potesse decidere di abitarlo cercando di renderlo ospitale per le sue esigenze così da inseminarvi un nuovo tipo di vita, la sua. La sua che per riproduzione fertilizza un ambiente che poco a poco, visto che non c’è stato il rigetto iniziale, la fa sua fino a riprodurla in modo spontaneo ed automatico.

Stabilire dopo se la razza umana in quell’ambiente ci sia sempre stata perché prodotta da quel pianeta, o arrivata lì per altri scopi e poi stabilizzatavisi, è alquanto difficile se con il procedere vengono meno i riferimenti e l’adattamento ha prodotto quella che si può definire autosintesi.

 

Quando la memoria del tempo non consente un percorso a ritroso alla ricerca della propria origine, una data verità può scomparire totalmente; specialmente se, a causa proprio dell’adattamento sul pianeta il quale per suo conto segue un suo processo evolutivo planetario, periodicamente avvengono sconvolgimenti che a guisa di nuove primavere producono effetti naturali in senso fisico ma sconvolgenti un certo ordine in senso psichico e di memoria.

 

Perdere il contatto con la propria identità vera, perché dimenticata o semplicemente perché un esperimento doveva partorire un certo genere di vita in un ambiente in cui la vita procedeva già per suo conto ma su linee diverse, porta alla identificazione nella forma prodotta così da diventare consapevoli di una origine che, dipendendo dalla forma, fa dimenticare la sostanza. Fa dimenticare l’essenza che è stata usata per fertilizzare l’ambiente innestando un nuovo tipo di vita.

 

Del resto l’evoluzione dell’ambiente, e quindi del pianeta, fatta sua l’essenza, la riproduce in base alle sue capacità che, se inferiori, imprigionano l’essenza nella forma facendo venir meno la vera sostanza.

 

Però arriva sempre un momento in cui la natura profonda si rivela perché una opportunità glielo consente. Opportunità che periodicamente sollecitano e veicolano in superficie ricordi ancestrali legati all’originario progetto che prevedeva l’inserimento di un diverso tipo di coscienza in un ambiente idoneo quale è la Terra.

 

La graduazione attraverso cui l’uomo si rende conto di non essere nato sulla Terra ma di farne parte perché inserito in un processo di spiritualizzazione tramite innalzamento della coscienza e del grado di attenzione verso la vita nella attività galattica, favorisce il riconoscimento di quella parte di sé che può così accedere nuovamente in una realtà non più condizionata da una forma fisica ancora non pronta a stagliarsi verso la profondità della galassia in maniera opportuna.

 

Cosa questa da attuare se ci si vuole inserire in ciò che periodicamente viene a prelevare chi dal ricordo trae spunto per riconoscere la sua vera identità.

Identità che comunque anche la Terra è costretta ad affrontare per riconoscere la sua vera natura che è solare e come tale degna di presenziare nell’universo con attributi diversi. Diversi al punto di avere la necessità che una nuova forma di vita diventi subito attiva valicando la ormai esile membrana che separa il piano fisico da quello eterico. E questa è condizione per raggiungere un equilibrio in linea con ciò che l’universo offre a gradi più profondi rispetto alla sola e semplice fisicità.

 

L’universo p vivo e può essere vissuto a vari livelli, quelli della propria consapevolezza.

Per far sì che se ne abbia sempre maggiore percezione ora sulla Terra necessita un cambiamento, uno di quei cambiamenti periodici che danno lo spunto per ripartire sempre verso il nuovo trasformandosi. Nuovo perché il non conosciuto è sempre in attesa di essere rilevato; per indirizzare, per dare la possibilità che sulla Terra anche la materia, avendo identità, rinasca se stessa.

 

In questo se stessa c’è tutto ciò che necessita alla materia per essere anch’essa in linea con il cambiamento. Se lo vuole. Perché il rifiuto è sempre possibile.

Però ora è necessario che la forma non copra la sostanza occultandola alla coscienza. Anzi bisogna proprio che forma e coscienza abbiano a coalizzarsi per autodefinire il loro scopo di vita costituendo una nuova sintesi. Nuova al punto che forma e sostanza siano consapevolmente quell’unità che da alla luce il potere della reintegrazione assoluta e totale.

 

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