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Spirito di datività

30 gennaio 2005

 

La terza dimensione è fisica; energeticamente fisica.

L’universo che l’uomo contempla ha caratteristiche di terza dimensione e la distanza che viene concepita assoggetta la dimensione del tempo alla relativa percorribilità in funzione dei mezzi fisici di cui si dispone.

 

In quarta dimensione il tempo ha caratteristiche diverse perché la fisicità è diversa: non risente dei condizionamenti naturali e spazia in un mondo dove il movimento non è assoggettato a leggi fisiche gravitazionali.

Nella dimensione del tempo, la quarta, l’omogeneità è rappresentata in modo spaziale perché, non vincolata alla percorribilità lineare di una distanza, non risente nemmeno della forza di attrazione che gli elementi di terza dimensione sprigionano attraendosi reciprocamente.

Nella quarta dimensione il corpo fisico è funzionale all’ambiente ed essendo questo essenzialmente eterico è evidente che anche gli spostamenti avvengono in maniera diversa rispetto a quanto accade nel mondo fisico materiale.

 

La "fisicità" dell’eterico non viene colta perché condizionata a restare immobile legata al corpo fisico che, per muoversi, deve seguire certe regole. Condizionata a tal punto che, anche potendo (quando capita di essere fuori dal corpo fisico per qualsivoglia motivo) agire senza i gravami tipici della fisicità, segue sempre traiettorie inerenti al proprio modo di intendere e concepire una distanza e la sua relativa percorribilità.

 

Tutto ciò va inquadrato in ambito psicodinamico dove la dimensione mentale si nutre di informazioni e trasmette condizionamenti. Nel senso che, avendo a disposizione un trasformatore energetico che immediatamente dà concretezza al pensiero, si limita ad adoperarlo in maniera molto limitata e relativa perché all’oscuro di regole e potenzialità del trasformatore stesso; ed all’oscuro del modo in cui vincere le resistenze che lo stesso trasformatore esprime perché abituato (condizionato) in un certo modo.

 

La naturale propensione ad interagire con lo spazio in maniera “quasi” fisica è al momento per l’uomo limitata alla attività onirica dove la coscienza, libera dagli inibitori fisici che vedono come pericolo reale vuoti e distanze, inizia a spaziare in modo diverso servendosi di un corpo “fisico” diverso.

Purtroppo non c’è il ricordo. E per fortuna non c’è ricordo perché, se non preparato, l’uomo potrebbe risentire seriamente di una condizione fisica talmente vincolante ed opprimente da decidere di porre fine alla esistenza terrena in virtù della acquisita certezza di essere vivo nella dimensione in cui la morte fisica non ha valore alcuno.

 

L’esistenza terrena non è uno sbaglio, un errore cui porre rimedio con la morte, bensì una scuola per concepire l’immortalità.

Solo la fame può far comprendere ed assaporare la bontà del cibo e così solo la morte può far apprezzare l’agognata immortalità. Chi ne dispone non si rende conto di quanto sia prezioso questo bene. Talmente prezioso da essere indispensabile tutta una serie di accorgimenti che sviluppano piani di esistenza (con accorgimenti che si sviluppano negli stessi) entro i quali è possibile considerare la vita in maniera pragmaticamente limitata proprio per far capire il valore dell’immortalità.

 

In quinta dimensione l’immortalità è un dato certo però l’uomo deve conquistarsela; ed essendo egli in terza dimensione immerso nello studio e l’assorbimento della quarta (del tempo), è naturale che solo il superamento di questa lo può immettere nella immortalità.

 

Superare la quarta dimensione significa essere padroni del tempo; da qui l’immortalità. Ma significa anche avere assorbito bene le dimensioni fisiche, quelle stesse per cui  il corpo è tale.

 

Il modo indissolubile che vede legate in una dinamica coerente le dimensioni fisiche con quella temporale (e la temporale è sempre incombente su quelle fisiche e non viceversa) può solo maturare una fusione logica dove chi concepisce in questo modo è anche colui che può incarnare un nuovo piano di coscienza; facendone parte assieme a chi, suo simile anche se non esclusivamente terrestre, è in linea con i valori che pongono la datività al centro e fulcro della manifestazione.

 

La nuova Terra, quella parto di quinta dimensione, non determina questa dimensione, ne fa solo parte; così come ne fa parte l’uomo nuovo rinato a se stesso in quinta dimensione di coscienza e pronto ad assumersi ruoli inerenti questa sua nuova condizione.

Tutto ciò che attiene al bisogno fisico viene bypassato perché non più necessario alla crescita. 

Divenendo l’uomo infatti immortale e andando a far parte di una struttura che regola condizioni in fase di sviluppo sperimentativo del loro essere, è del tutto ovvio che sopravvivenza e fabbisogni di ordine pratico non abbiano senso. Così come non ne hanno tutti quei conforts relativi ad una condizione che cede il passo alla nuova natura dell’essere uomo.

 

L’entità uomo nuovo si sviluppa sia a livello fisico sia a livello animico. Diventa cosciente di essere immortale e capace di esserlo.

Non più una speranza che così possa essere dopo il passaggio che separa il fisico (con l’abbandono del corpo) dall’eterico, bensì il superamento cosciente di una condizione relativa di terza dimensione con conseguente trasformazione del corpo fisico. O trasmutazione visto che viene ad attuarsi una metamorfosi di rinascita che coinvolge non soltanto la forma animica per ciò che concerne coscienza e consapevolezza, ma anche la parte fisica; quelle dimensioni fisiche che possono superare agevolmente la barriera (e la densità) del tempo lineare perché non più condizionate dallo uomo (che così concepiva) a restare ferme in attesa di morte e dissolvimento.  

Ciò che cambia è la visione dell’esistenza e, cambiando l’uomo, tutto ciò si riversa proprio sulle parti che compongono l’uomo fisico che, edotte e lasciate libere nella loro azione di auto apprendimento delle proprie capacità (che va ricordato sono energetiche), possono esprimere manifestazioni in coerenza al rinnovato piano dell’esistenza.

 

L’entità uomo, affrontando l’universo deve farlo in funzione delle sue capacità che, diventate spaziali, gli consentono di agire attraverso una materia diversa.

Questa materia è capace di un’azione diversa rispetto a quella fisica. Ha la capacità della immediatezza ed infatti si deve tener presente che il tempo, essendo stato assorbito, non ha necessità di essere percorso. Il che cambia totalmente il modo di vivere e concepire la vita.

 

Del resto un essere immortale non ha necessità alcuna di vivere per sé in funzione dei suoi bisogni, la lezione la ha sperimentata. Può vivere in virtù di ciò che altri fratelli cosmici hanno bisogno; e questo è spirito di datività.

 

 

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