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Sviluppo e crescita

9 giugno 2004

 

Sviluppo e crescita sono argomenti correlati e legati ad ogni tipo di manifestazione. Tutto ciò che avviene segue un’onda che, anche quando sembra tracciare una fase decrescente, prepara al rinnovamento nella trasformazione.

La trasformazione interiore è un processo di crescita che sviluppa una sensibilità in linea con il tipo di realtà che via via si concepisce.

Se per esempio ci si innalza sul piano spirituale avviene che anche il corpo deve adeguare la sua frequenza per potere supportare un avvenuto cambiamento. E spesso l’evidenza non lo dimostra perché non ci si sofferma abbastanza a sviluppare una sensibilità che, iniziando a manifestarsi, ha bisogno di crescere.

L’applicazione e la costanza sono strumenti buoni per far crescere in sé una sensibilità che apre al nuovo ed al rinnovamento. Nel senso che permettono di muoversi agevolmente, e con mezzi adeguati, su una frequenza che diventa sempre più familiare perché anche il corpo la accetta e ne condivide intensità e valori.

Applicarsi sull’energia più sottile e percepirla è funzionale alla coscienza che si ha nel volerlo fare. Il tempo è relativo perché in pratica sulla nuova frequenza non ha più la rilevanza che la realtà fisica gli impone.

Mutando infatti lo stato d’essere perché centrato su una fascia vibrazionale in linea con una struttura energetica più sottile dell’universo, il problema è solo per l’appunto la centratura con tale nuova frequenza perché poi tutto va in automatico. A condizione però di dedicarsi con costanza a volere percepire e recepire la realtà (nuova) della quale si è andati a fare parte.

In questa fase ciò che disturba è l’acquisita normalità che si stenta ad abbandonare e che, a guisa di calamita, attrae a sé chi ha contribuito a costruirla.

Ed è anche normale che sia così perché (strutturato con un corpo fisico adeguato all’ambiente) l’uomo ( centrato com’è sull’unica realtà che concepisce, quella fisica) stenta a distinguere il nuovo in quanto il timore di perdere il vecchio (tutto ciò in cui crede e che concepisce) gli incute (vibrazionalmente ed in modo sottile) la paura connessa: la paura della morte.

Su questo punto bisogna centrare l’attenzione per comprendere come fare a superarlo, in funzione di sopraggiunte qualità che permettono proprio di eliminare l’ostacolo.

Eliminare e non superare, perché la capacità che si acquisisce consente di essere oltre la morte. A condizione di volerlo, e di volerlo fare.

La fisicità muta in funzione di come si vive e di come ci si comporta. Ed in funzione di cosa ci si aspetta perché, se si vuole il miracolo e non lo si prepara prima, tutto resta nel modo in cui si è abituati a concepire.

La realtà è ispezionabile a strati. Nel senso che la percezione è stratificata, e solo prendendo possesso di stati percettivi diversi è possibile assorbire percettivamente ed essere in una realtà energetica la cui natura è alla base di quella fisica perché infatti la condiziona e determina.

Percezione e coscienza perforano la realtà e la rendono tangibile attraverso strumenti idonei all’esplorazione della stessa. Una realtà fisica è sì percepibile con sensi fisici, ma anche in maniera eterica senza che la qualità abbia a risentirne. Anzi.

Ciò che cambia è il modo in cui avviene la percezione perché bisogna che siano attivi dei sensi, se vogliamo, particolari.

Meglio ancora: se si è svegli in tale dimensione (eterica, perché si è accettato il ruolo che immette in automatico), automaticamente questi sensi sono attivi e basta solo esercitarsi all’uso.

Indubbiamente, non possedendo un’opportuna conoscenza, la difficoltà consta nel non accorgersi che in sé è sopraggiunto un cambiamento finché non si va a sperimentare in merito.

Un modo corretto per avvicinarsi ad una realtà più profonda dell’esistenza è entrarci direttamente dentro. Entrarci etericamente per percepirla fisicamente.

Basta volerlo fare. E poiché sembra assurdo nessuno ci prova.

Nessuno prova a mutare consapevolmente la sua frequenza perché pensa che non si possa fare. Anzi non ci pensa nemmeno. 

Però basta poco.

È sufficiente centrarsi (agendo quindi con consapevolezza) su ciò che si vuole e chiedere che avvenga.

Nella consapevolezza, nel modo dunque di proporsi, avviene il cambio di frequenza e si è nella dimensione dove il pensiero ha valenza diversa ed attuazione immediata.

La difficoltà (se vogliamo) è la centratura nella (nuova) consapevolezza. Bisogna essere convinti dell’azione che si sta portando avanti e la vigilità deve essere esente da interferenze dovute ad altri pensieri.

Il pensiero, in funzione della propria sopraggiunta capacità e della vibrazione che la Terra stessa emana col suo nuovo stato d’essere, diventa vettore di consapevolezza ed anima l’energia in funzione di ciò che si vuole realizzare.

Però occorre andare per gradi e potenziare la propria struttura eterica così da averne controllo ed appoggio; ed anche questo va fatto con consapevolezza, agendo con consapevolezza.

Quando si è centrati in questa nuova frequenza (ed in questa frequenza ci si è già ma, poiché reduci da un periodo antecedente dove si era abituati ad altro, non ce ne si rende conto ed il contatto è saltuario e non produttivo) bisogna saperla far perdurare, ed è solo questione di allenamento.

In pratica ci si trasferisce in una dimensione energetica più sottile all’interno di sé. Si è nella mente superiore che, se non ci si distrae, parla un linguaggio diverso che bisogna cominciare ad apprendere.

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