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       Oltre la linea karmica 16-10-2003 2003 
 In
      effetti karma è “passato”. Presente non colto che genera un futuro
      per “sistemare” il passato. L’uomo
      che vive insegue e genera paradigmi mentali in cui ripone quel che non
      riesce a concepire; e quindi nemmeno a definire. Appena
      intuisce la sia identità l’uomo è costretto a relazionarsi, e quindi
      confrontarsi, con una relatività che egli stesso ha alimentato a causa
      della non conoscenza della vita e dei processi che ne regolano flusso e
      condizione. Questo
      porta a percorrere sentieri già noti per cercare di risolvere aspetti che
      non avevano trovato giusto riscontro e che avevano anzi generato la
      necessità di venire riequilibrati. L’equilibrio
      karmico funziona da propulsore verso un nuovo tipo di esperienza che è
      possibile approcciare proprio perché sono stati sciolti nodi che non
      permettevano di superare, a mò di viaggio, un determinato percorso perché
      costituivano una barriera energetica invisibile; barriera che, in quanto
      energia, calamitava per realizzare un suo equilibrio liberatorio nella
      raggiunta tranquillità. La
      tranquillità, e quindi la pace, è ciò che apre al nuovo, a nuova
      esperienza; perché, venendo meno la lotta tra gli opposti che alimentava
      e pertanto determinava una certa condizione – dimensione, apre un varco
      che consente di andare oltre. Oltre verso qualcosa di meno “pesante”
      per la raggiunta capacità nel riuscire ad abbandonare volontariamente
      forme di vita nelle quali si restava “imprigionati” a causa di una non
      corretta esplorazione di un contenuto che, attraendo, determinava
      l’immedesimazione nello stesso al punto di perdere la qualità di
      osservatore neutro. Come se un costruttore, esaminando nei dettagli il
      “suo” manufatto e restandone affascinato, venisse calamitato dalle sue
      energie (anche perché parte di sé che ve le aveva profuso) al punto da
      immedesimarsi così tanto da non essere più capace di venire fuori dalla
      sua stessa creazione (che però non ha i suoi stessi attributi perché
      l’opera ha coscienza adeguata a ciò che lei è e non al suo
      costruttore). Nel
      processo di riesame dell’elaborato avviene in automatico anche
      l’animazione a livello di concetto e di pensiero. Come se quel tipo di
      energia, “la materia usata per l’esperimento”, accrescendosi del
      flusso dell’animazione e presa coscienza delle energie superiori che la
      pervadono volesse possedere ciò che non sente veramente suo ma vivo
      dentro di sé. Da
      questa voglia di possesso ecco scaturire l’egoicità ed il karma per
      conseguenza. Portarsi
      oltre la linea karmica significa riacquisire le perdute capacità (perdute
      a causa della “caduta” relativa all’immedesimazione) lasciandosi
      comunque dietro una materia più evoluta; più evoluta proprio per lo
      sforzo fatto per comprendere il perché del suo stato e della sua
      evoluzione. Il fatto stesso che l’osservatore “si liberi”
      volontariamente dal suo involucro, avviene (e può solo avvenire) perché
      quel tipo di energia ha raggiunto (evolutivamente tramite la animazione)
      una coscienza che consente il distacco poiché ha acquisito consapevolezza
      del suo vero stato nel presente; senza lasciarsi condizionare da
      aspirazioni che la proietterebbero nel futuro, o nel passato a causa di
      ricordi. Così
      essendo si può chiudere un ciclo (che si attorciglia su se stesso
      continuando ad essere presente nel presente) e l’osservatore può
      passare alla visione più ampliata; può andare oltre perché ha concepito
      quant’è importante restare neutro. Si
      può srotolare quindi un’altra dimensione perché l’uomo che vi entra
      sa osservare avendo sperimentato, a sue spese, quant’è importante non
      interferire con l’altrui volontà (anche quella della “materia” per
      esempio) senza restarne invischiato. Si
      apre un capitolo nuovo dove libertà è consapevolezza conquistata in
      quanto nel lasciare gli altri liberi di agire si è liberi di essere.  | 
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